Si intensificano i venti di guerra tra Repubblica democratica del Congo e Rwanda, protagonisti da mesi di un crescendo di scambi di accuse. Accuse che Kinshasa rivolge in particolare a Kigali, additato per il suo sostegno alla milizia M23 (confermato anche dalle Nazioni Unite), attiva nel Nord Kivu, nell’est della Rd Congo, dove ha conquistato di recente diverse città e villaggi seminando morti e distruzione.
Ieri il governo di Paul Kagame ha denunciato una breve violazione del suo spazio aereo da parte di un jet da combattimento congolese, dopo che a novembre un altro velivolo da guerra congolese era atterrato brevemente in un aeroporto rwandese.
«Queste ripetute violazioni sono contrarie allo spirito delle iniziative di pace di Luanda e Nairobi», ha dichiarato in una nota la portavoce del governo rwandese Yolande Makolo. Il riferimento è a due vertici regionali tenuti in Kenya e in Angola la scorsa estate nel tentativo di allentare le tensioni.
Tensioni che paiono invece destinate ad aumentare dopo che il 27 dicembre la Rd Congo ha affermato di aver individuato e smantellato a Kinshasa una rete di spie al servizio del Rwanda. Un’operazione, tutt’ora in corso, che avrebbe portato all’arresto di almeno quattro persone, tra cui un colonnello dell’esercito congolese e due agenti rwandesi.
Secondo quanto dichiarato dal viceministro dell’interno Jean-Claude Molipe, uno di questi sarebbe un soldato dell’esercito rwandese che agiva sotto la copertura di una ong di sviluppo chiamata African Health Development Organization (Ahdo) che ha aperto filiali nelle province di Kwango, Kwilu, Kasai, Nord e Sud Kivu.
Kinshasa afferma che, in seguito all’esame del telefono del soldato, si è scoperto che questi aveva accesso a vari siti strategici della capitale, in complicità con alcuni generali dell’esercito.
Le autorità congolesi sostengono che queste spie si sarebbero infiltrate tra ufficiali militari, personalità politiche, operatori economici e membri della società civile, anche con lo scopo di compiere attacchi.
A questo sarebbe servito l’acquisto di una significativa proprietà terriera nel perimetro dell’aeroporto internazionale di Ndjili e della base militare di Kibomango a Kinshasa.
Molipe ha parlato di «reti di criminali rwandesi che stanno visibilmente lavorando» per rendere insicura la Rd Congo e «destabilizzare le sue istituzioni democratiche» e della «preparazione di un piano machiavellico simile a quello che fu alla base dell’assassinio di Juvenal Habyarimana (ex presidente rwandese) e del suo omologo burundese», evento che scatenò il genocidio nel 1994.
Ѐ in questo contesto che il ministro della difesa Gilbert Kabandaha rivelato alcuni dettagli dello sviluppo di una nuova politica di difesa che consiste nella creazione di una vera e propria industria, inesistente dall’indipendenza nel 1960.
Il documento, anticipato da un aumento del 300% delle spese militari per il 2023 (1 miliardo di dollari), prevede tra l’altro il servizio militare obbligatorio per tutti i diplomati della scuola secondaria, la costituzione di un esercito di riservisti e la dotazione di sistemi contro la criminalità informatica e transfrontaliera.
Nel presentare il piano, Kabandaha ha usato parole inequivocabili in riferimento al Rwanda e alla necessità di formare un esercito «deterrente» di almeno 500mila uomini (attualmente si stima sia di 150mila su una popolazione di 100 milioni di abitanti). «Questa deterrenza – ha detto – si basa sul fatto che la Rd Congo ha oro e altre ricchezze che se non adeguatamente protette potrebbero indurre in tentazione anche qualcuno che non vuole davvero danneggiare il paese».
Nel Nord Kivu, intanto, stanno per arrivare 750 militari del Sud Sudan che si uniscono alla forza congiunta dei paesi dell’Africa orientale (Eac), che vede già operativi i contingenti di Kenya, Burundi e Uganda, schierata nel tentativo di stabilizzare il nord est.
Che appare ormai invece sempre più come una bomba pronta ad esplodere.