Non c’è più l’interista Kallon, ma la Sierra Leone è finalmente tornata ad essere protagonista, strappando il pass per la Coppa d’Africa dopo venticinque anni di assenza.
Un traguardo storico, lungamente inseguito ma possibile solamente grazie al recente allargamento del format del torneo, celebrato in grande stile sui social dal presidente Julius Maada Bio: «Congratulazioni alla Sierra Leone. La nostra nazione ama il calcio e oggi i nostri ragazzi hanno fatto la storia. Il mio governo si impegnerà sempre di più a promuovere e finanziare il calcio e altre discipline sportive».
A marzo, del resto, il capo dello Stato aveva promesso una ricompensa di 10mila dollari in caso di qualificazione. Un premio speciale, però, probabilmente lo riceverà Kei Kamara, freddo nel realizzare la rete della vittoria sierraleonese nel decisivo spareggio con il Benin disputato il 14 giugno sul neutro di Conakry, in Guinea.
L’ex attaccante dei Colorado Rapids (ora svincolato), reintegrato in nazionale dopo essere stato allontanato in passato a causa di alcune turbolenze disciplinari, è la stella della selezione guidata da John Keister. Proprio il commissario tecnico sierraleonese, tornato sulla panchina delle Stars per la seconda volta nel marzo del 2020 – al termine di un continuo avvicendamento con il ghaneano Sellas Tetteh, ha rilasciato un’interessante intervista al sito ufficiale della Caf, illustrando il percorso della sua nazionale alla vigilia del match con il Benin.
«Non c’è pressione. Il nostro obiettivo finale è qualificarci per la Coppa delle Nazioni Africane 2021 e l’umore all’interno dello spogliato è ottimo», ha dichiarato Keister. «Questa squadra – ha continuato – è un mix di giocatori giovani ed esperti. Ho selezionato 11 giocatori locali e 15 stranieri. Siamo pronti per questa partita».
Una gara maledetta, come è stata definita da alcuni portali africani, che ancora una volta ha seriamente rischiato di non vedere la luce. Come nello scorso 30 marzo, quando la Sierra Leone si rifiutò di scendere in campo motivando la sua scelta con la presunta scoperta di alcuni casi di Covid tra i giocatori beninesi e costringendo la Caf a rinviare la sfida a giugno, infatti, non è mancato il giallo.
Anche stavolta legato alla pandemia, ma con i protagonisti invertiti: quando le squadre erano già allo stadio, pronte per disputare l’incontro, la Sierra Leone è stata informata che sei dei loro giocatori erano risultati positivi ai test Covid-19.
La Caf, ripiombata nella stessa situazione di tre mesi fa, ha optato per lo slittamento di 24 ore, nonostante le proteste delle Leone Stars, ritrovatisi all’improvviso con una rosa ridotta all’osso (solo il portiere Ibrahim Sesay è risultato negativo ad un secondo giro di tamponi). «Questa è una mossa scorretta e non sarà tollerata».
Le Leone Stars si stavano già riscaldando per la partita, quando, all’improvviso, sono usciti i risultati che hanno mostrato che sei dei nostri giocatori sono risultati positivi», ha tuonato la federazione sierraleonese sul proprio account ufficiale, precisando anche che i test effettuati dei giocatori in Sierra Leone prima di mettersi in viaggio per la Guinea erano risultati tutti negativi.
Alla fine, però, la Sierra Leone ha potuto festeggiare, riabbracciando il massimo torneo continentale dopo oltre un quarto di secolo. L’ultima volta, nel 1996, mentre nel Paese divampava la guerra civile (tema al quale Nigrizia ha dedicato il suo dossier del numero di giugno), le Leone Stars chiusero il girone al terzo posto, togliendosi la soddisfazione di vincere 2-1 all’esordio con il Burkina Faso.
A segnare il gol decisivo, all’ultimo minuto, fu proprio Mohammed Kallon. Aveva sedici anni e tre mesi, e quella resta ancora oggi la rete più giovane nella storia della competizione.
La Sierra Leone raggiunge le altre 23 nazionali che si sono assicurate un posto nella Coppa d’Africa delle Nazioni, tra cui i futuri padroni di casa del Camerun, i campioni in carica dell’Algeria e l’Egitto, sette volte detentore del titolo.
Le altre qualificate sono: Burkina Faso, Capo Verde, Comore, Guinea Equatoriale, Etiopia, Gabon, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Costa d’Avorio, Malawi, Mali, Mauritania, Marocco, Nigeria, Senegal, Sudan, Tunisia e Zimbabwe.