L'Algeria militarizza ancora di più il confine con il Marocco - Nigrizia
Algeria Conflitti e Terrorismo Marocco Sahara Occidentale
Tensione crescente nell’area
L’Algeria militarizza ancora di più il confine con il Marocco
Dispiegate sofisticate apparecchiature di controllo militare di fabbricazione russa. I due vicini nemici hanno aumentato il budget militare nel 2022 temendo un acuirsi del braccio di ferro. Algeri ha già chiuso i confini terrestri e aerei a Rabat
20 Gennaio 2022
Articolo di Redazione
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Marocco Algeria

La pace fredda sta diventando sempre più glaciale tra Algeria e Marocco. L’ultimo episodio dello scontro tra i due vicini è stata la notizia, non smentita da Algeri, di aver dispiegato sofisticate apparecchiature di controllo militare di fabbricazione russa al confine con il Marocco. Si tratterebbe del primo sistema di sorveglianza elettronica di queste dimensioni distribuito in Africa. Include telecamere ultrasensibili dotate di visione notturna in grado di rilevare tutti i movimenti umani, oltre ai radar.

Sarebbe la conferma che continua il braccio di ferro tra i due paesi. Il confine tra Algeria e Marocco – chiuso da 25 anni – è il più sorvegliato tra due paesi arabi. Dalla fine delle sue relazioni diplomatiche, quest’estate, l’Algeria considera quel confine un «settore militare altamente sensibile». Di recente ha perfino schierato missili lì.

Ufficialmente, le autorità algerine affermano di voler controllare meglio il confine. Secondo loro, i sistemi di sorveglianza installati avranno lo scopo di combattere le tratte illegali che arrecano vantaggi ai terroristi. Il Marocco è sistematicamente accusato di aver trasportato droga in Algeria attraverso il suo confine.

La tensione è aumentata dopo la morte, a novembre, di tre camionisti algerini, uccisi da droni marocchini vicino alla Mauritania. Algeri aveva minacciato ripercussioni.

Il legame con Israele

La decisione del 24 agosto 2021 del ministro algerino degli affari esteri, Ramtane Lamamra, di rompere le relazioni diplomatiche con Rabat è arrivata come logica conclusione di un processo iniziato il 20 dicembre 2020. Quel giorno ci fu l’annuncio dell’amministrazione Trump di un accordo con il Marocco che prevedeva il riconoscimento statunitense della «marocchinità» del Sahara Occidentale.

Una concessione arrivata in cambio della normalizzazione delle relazioni tra il Marocco e Israele. Paese, quest’ultimo, che l’Algeria considera nemico e con il quale non ha relazioni diplomatiche.

È noto come la questione del Sahara Occidentale – territorio rivendicato dal Marocco e per il quale l’Algeria esige un referendum di autodeterminazione a favore delle sue popolazioni, sostenendo gli indipendentisti del Fronte Polisario – impedisce qualsiasi normalizzazione tra i due vicini.

Il problema è che la scelta di Trump, seppur minimizzata, non è stata ripudiata dal suo successore alla Casa Bianca, Joe Biden.

Spy story

Ad appesantire il clima è poi uscita la spy-story del software israeliano Pegasus utilizzato da Rabat per spiare telefonicamente oltre 6mila personalità algerine. E ad allargare il fossato delle incomprensioni è intervenuto il ministro israeliano degli affari esteri, Yair Lapid, che in visita a Casablanca ha manifestato le sue preoccupazioni per il riavvicinamento di Algeri all’Iran, il diavolo per Tel Aviv.

«Mai dal 1948 si è sentito un membro di un governo israeliano fare minacce contro un paese arabo dal territorio di un altro paese arabo», la replica di Lamamra, che contestualmente ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con Rabat.

Ma ci sono state altre schermaglie tra i due vicini-nemici. Durante una riunione del movimento dei paesi non allineati, a New York il 13 e 14 luglio, l’ambasciatore marocchino all’Onu, Omar Hilale, s’è inventato di elogiare il «valoroso popolo cabilo che merita, più di ogni altro, di godere pienamente del diritto all’autodeterminazione», dando credito alle tesi del Movimento per l’autodeterminazione della Cabilia (Mak), un partito ormai considerato terrorista dalle autorità algerine.

E questa estate i marocchini sono pure stati accusati di aver aiutato il Mak ad accendere il fuoco che ha devastato il nord dell’Algeria con 90 morti.

Chiuso spazio aereo

La situazione è degenerata in autunno quando, il 22 settembre, Algeri ha chiuso il suo spazio aereo ai velivoli marocchini. Il 31 ottobre, poi, Algeri ha chiuso il gasdotto Maghreb-Europa (Gme), che dal 1996 forniva gas a Spagna e Portogallo attraverso il Marocco.

Il giorno dopo, tre camionisti algerini venivano uccisi in un bombardamento, probabilmente da un drone, non lontano da Bir Lahlou, nel territorio controllato dal Fronte Polisario. La presidenza algerina ha reagito con veemenza, accusando le «forze di occupazione marocchine» e promettendo che l’«assassinio» non rimarrà impunito.

Aumentano i budget militari

Algeria e Marocco hanno aumentato i loro budget militari per il 2022 temendo uno scontro militare. Che a questo punto è possibile. Rabat ha acquistato sistemi di difesa aerea a terra altamente sviluppati. Quanto all’Algeria, sta discutendo con Mosca – suo unico partner – per acquisire i missili S500 e la quarta generazione dell’aereo Su-57.

L’Algeria, tra il 2010 e il 2020, ha investito in attrezzature militari 90 miliardi di dollari, contro i 36 miliardi del vicino.

Come eserciti si fronteggiano due realtà importanti: l’Algeria può contare su 130mila militari professionisti, ai quali si possono aggiungere 150mila riservisti. In Marocco, le forze armate hanno 310mila uomini e 150mila riservisti.
Il conflitto sarebbe devastante non solo per i due paesi coinvolti, ma per l’intera area.

 

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