“Facciamo in modo di non seppellire con Buthelezi anche i suoi crimini”. Il titolo dell’editoriale di ieri del quotidiano nazionale The Star non lascia dubbi. Inequivocabile il giudizio sulla figura del politico zulu, morto il 9 settembre, che nella sua lunga esistenza ha segnato la storia del Sudafrica.
Nato il 27 agosto 1928 nella famiglia reale zulu, Mangosuthu Gatsha Buthelezi, negli anni dei suoi studi all’Università di Fort Hare si iscrive nella Lega Giovanile dell’African national congress.
Ma la sua militanza nell’Anc si interrompe quando accetta di collaborare con il governo dell’apartheid che lo nomina Primo ministro del KwaZulu, leader del bantustan della popolazione zulu. Negli anni ’70, Buthelezi fonda il movimento Inkatha, anima del nazionalismo zulu, che trasformerà nel partito Inkatha freedom party (Ifp), in diretta opposizione all’Anc.
Complice del terrore
Negli anni ’80, è complice della strategia del terrore ideata dal regime dell’apartheid con l’intento di fomentare la violenza di neri contro neri e creare instabilità nel paese. Guerrieri dell’Inkatha, per lo più lavoratori zulu lontani dalla loro terra che abitano nei famigerati ostelli per soli uomini nelle township, terrorizzano la popolazione locale.
A Thokoza, Katlehong, Vosloorus, Boipatong, KwaMakhutha, KwaMashu – nelle Province di Gauteng e KwaZulu/Natal – migliaia di persone innocenti sono uccise, ferite o fatte fuggire dalle loro case. Soltanto anni dopo, nel 1991, il governo sudafricano ammetterà di avere segretamente sovvenzionato l’Inkatha freedom party nella sua campagna del terrore e nella rivalità con l’Anc.
Ma Buthelezi non sarà mai incriminato per i reati commessi. Nel suo rapporto, la Commissione per la verità e riconciliazione guidata da Desmond Tutu, sottolineerà che sotto la sua leadership, l’Ifp «è stato il principale autore, al di fuori dello stato, di circa il 33% di tutte le violazioni denunciate alla commissione da testimoni». Buthelezi si è sempre battuto contro la pubblicazione del rapporto.
Leader controverso
Fino all’ultimo momento il leader dell’Ifp, forte di ampi consensi nella sua terra di origine, il KwaZulu, si ostinò a non volere aderire con il suo partito alle prime elezioni democratiche nel 1994, mettendo così in pericolo il faticoso cammino di anni di lotta per la liberazione e la transizione democratica.
Soltanto a una settimana dalla data del voto, Nelson Mandela intervenendo personalmente riuscirà a convincere Buthelezi a prendere parte alle elezioni. Alle urne, l’Ifp ottiene una vittoria significativa con quasi la metà dei voti della provincia del KwaZulu-Natal e circa il 10% dei consensi a livello nazionale.
Nel governo di Mandela, Buthelezi è nominato ministro dell’interno. Tuttavia nel decennio successivo alle prime elezioni democratiche, il suo partito perde progressivamente potere a favore dell’Anc che in poco tempo diventa la forza politica preponderante nella provincia.
Anche dopo il suo ritiro dalla vita politica, Mangosuthu Buthelezi, uomo complesso e controverso, continuerà a esercitare la sua leadership carismatica nella difesa della tradizione e cultura zulu, assumendo il ruolo di primo ministro nella famiglia reale zulu per tanti anni.