La Chiesa cattolica delle Repubblica democratica del Congo ha avuto un ruolo di primo piano nell’affermarsi della democrazia e nella crescita della consapevolezza delle società civile. Un processo che ancora procede con grandi difficoltà ma che mobilita settori sempre più ampi della società congolese.
E certamente molti di coloro che credono nella possibilità di un cambiamento hanno avuto per oltre quarant’anni un punto di riferimento: il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, 81 anni, morto l’11 luglio a Parigi dove era stato ricoverato il 6 luglio scorso.
Per comprendere la personalità e la visione socio-politica di questo uomo di Chiesa è utile ritornare alla crisi che ha attraversato il paese nel 2018. Il presidente uscente Joseph Kabila, terminati i due mandati presidenziali consecutivi, invece di farsi da parte rinvia la data delle elezioni.
Il voto che doveva tenersi a fine 2016 si svolge poi a fine 2018 anche grazie alla mobilitazione di tanti laici cattolici. Nella primavera del 2018, la situazione è ancora incerta e tesa. Nigrizia chiede al cardinale Monsengwo una valutazione del momento politico e l’indicazione di possibili vie d’uscita. E il cardinale chiede ai congolesi di mettersi in gioco e di decidere di voltare pagina.
Tappe principali
Laurent Monsengwo Pasinya nasce a Mongobelé, provincia del Bandundu, il 7 ottobre 1939. Studia nei seminari di Bokoro e Kabwe, e completa la formazione teologica all’Università Urbaniana a Roma. È ordinato prete il 21 dicembre 1963. Nel 1970 è il primo africano a ottenere un dottorato in Sacra Scrittura – discute la nozione di “nomos” nel Pentateuco – all’Istituto biblico pontificio.
Tornato in patria, insegna teologia all’Università cattolica di Kinshasa; dal 1976 al 1980 è segretario generale della Conferenza episcopale e il 13 febbraio 1980 è nominato vescovo ausiliare di Inongo. Tra il 1984 e il 1992 è presidente della Conferenza episcopale. Dal 1991 al 1995 svolge un ruolo di garanzia come presidente, prima nella Conferenza nazionale sovrana e poi nel parlamento provvisorio.
Nel 1988 è nominato arcivescovo di Kisangani e nel 2007 di Kinshasa. Il 20 novembre 2010, papa Benedetto XVI lo crea cardinale. Il 13 aprile 2013, papa Francesco lo vuole nel Consiglio dei cardinali (C9) che lo coadiuva nel governo della Chiesa. Muore a Parigi l’11 luglio 2021.