Recentemente, Amnesty International ha lanciato un allarme sulla situazione dei diritti umani in Lesotho, in seguito a denunce di torture e uccisioni di civili da parte delle forze di difesa (LDF).
L’Operazione Hard Fist, avviata per confiscare armi da fuoco illegali e reprimere le gang criminali, è finita sotto i riflettori a causa dei gravi abusi che si stanno verificando. Secondo Amnesty, almeno quattro persone sono state torturate e due uccise dai soldati dell’Ldf, sollevando forti preoccupazioni sia a livello nazionale che internazionale.
Gli episodi denunciati sono solo gli ultimi di una lunga serie di abusi legati all’Operazione Hard Fist.
In particolare, tra il 13 e il 16 agosto 2024, quattro uomini della città di Leribe sono stati arrestati arbitrariamente e successivamente torturati dai militari presso la base di Mokotakoti e la caserma di Ha Ratjomose.
A peggiorare la situazione, il 12 settembre è emerso un video che mostra i soldati mentre frustano brutalmente alcuni degli uomini arrestati.
Nello stesso giorno, due pastori, ‘Nete Makhabane e Lejone Mopoko, sono stati uccisi mentre erano in custodia, e un leader locale, Lesaoana Masupha, è stato gravemente aggredito.
La violenza delle forze armate non è un fenomeno isolato in Lesotho. Già in passato, l’LDF è stata accusata di torture e uccisioni illegali. Ad aprile e luglio 2024, almeno undici persone sono state sottoposte a trattamenti inumani simili.
Questo crescente uso della forza da parte dei militari ha portato a un’ondata di richieste di risarcimento contro lo stato.
Solo nel 2024, il governo si è trovato ad affrontare cause per circa 50 milioni di sterline, di cui 10 chiesti dai quattro uomini torturati a Leribe. Con loro, numerosi cittadini che hanno denunciato torture e arresti illegali.
Il contesto generale riflette una situazione politica e sociale sempre più tesa. L’Operazione Hard Fist, avviata per contrastare la criminalità armata, sembra essersi trasformata in una campagna di repressione indiscriminata contro la popolazione civile.
Le forze di sicurezza, piuttosto che garantire la protezione dei cittadini, sono accusate di alimentare la paura e l’insicurezza. Il primo ministro del Lesotho, Sam Matekane, non ha ancora preso una posizione chiara e netta contro queste violazioni, sollevando ulteriori preoccupazioni riguardo al rispetto dello stato di diritto nel paese.
Parallelamente, la situazione è resa ancora più complessa da una serie di altre misure repressive adottate dal governo.
Non solo nell’ottobre 2023 militari e intelligence sono stati accusati di ‘golpe’ contro il parlamento, quando i vertici di sicurezza si sono opposti a una mozione di sfiducia contro il governo, avvertendo che che non permetteranno “mai” che il parlamento sfiducia il governo del primo ministro Sam Matekane.
Di recente, ha fatto discutere il controverso disegno di legge sui crimini informatici del 2024, che minaccia la libertà di stampa e la democrazia nel paese.
Il Lesotho sembra sempre più vicino a una crisi istituzionale, con le forze armate che giocano un ruolo sempre più predominante nella gestione della sicurezza interna, spesso a scapito dei diritti umani fondamentali. (AB)