La Liberia è uno dei paesi dell’Africa che quest’anno andrà al voto.
Le elezioni presidenziali e amministrative sono previste per il 10 ottobre e secondo l’opposizione si tratta di un momento particolarmente atteso all’interno del paese, nel quale i cittadini non vedono l’ora di andare a votare per “porre fine alle loro sofferenze”. L’attuale presidente, George Weah, in carica dal 2018, si è ricandidato per continuare con un secondo mandato.
Ma nonostante la data si avvicini, il processo di preparazione delle elezioni va a rilento. La Commissione elettorale nazionale (Nec) sta procedendo alla registrazione degli elettori, un percorso iniziato il 20 marzo e che dovrebbe concludersi l’11 maggio, ma che però pare, al momento, tutto in salita.
Il primo problema riguarda il passaggio dalla modalità di registrazione manuale a quella biometrica. Una decisione definita fondamentale dal governo, per garantire la trasparenza ed evitare doppie o finte registrazioni elettorali. La sua attuazione tuttavia è estremamente costosa, con una spesa stimata di circa 91 milioni di dollari.
Un budget non garantito dall’esecutivo che ha tagliato drasticamente i fondi, arrivando a concedere al massimo 33 milioni. Una riduzione che comporta estremi rallentamenti, per mancanza delle attrezzature necessarie e del personale.
Un altro problema riguarda il nuovo censimento della popolazione, i cui risultati sono stati resi noti lo scorso mese, con un aumento registrato di 1.772.013 persone, rispetto al censimento del 2008. In seguito a questi dati, i collegi elettorali andrebbero ripensati, cosa che non è ancora avvenuta e che comporta, comunque, un ulteriore rallentamento.
Per sollecitare questo processo, Martin Kollah, il leader del partito all’opposizione Collaborating political parties (Cpp), ha presentato una petizione alla Corte costituzionale, specificando che il suo intento non è quello di ritardare le elezioni ma di far rispettare la Costituzione.