Mancano 10 mesi alle elezioni presidenziali e parlamentari in Liberia e la campagna elettorale è già entrata nel vivo. La coalizione dell’opposizione Collaborating Political Parties (Cpp) – che ha espresso Alexander Cummings quale candidato alla presidenza – ha tenuto manifestazioni pacifiche nella capitale Monrovia.
“Siamo stanchi di soffrire” è lo slogan che è risuonato in piazza e che sintetizza il disagio di tanti liberiani alle prese con l’inflazione e la carenza di prodotti e di servizi di prima necessità. Cummings, che si annuncia come uno dei principali avversari di George Weah, presidente uscente e ricandidato, ha accusato l’ex stella del calcio di «incompetenza e indifferenza» di fronte alla situazione del paese.
Ciò che ha infastidito la colazione Cpp è che il presidente manca dal paese dell’Africa occidentale da fine ottobre a causa di svariati impegni internazionali tra cui il vertice Usa-Africa di Washington (13-15 dicembre) e i Mondiali di calcio in Qatar, dove era impegnato il figlio Timothy con la maglia della nazionale Usa.
Un altro tasto toccato dall’opposizione è che Weah è stato eletto nel 2017 con un programma che aveva tra i punti qualificanti la lotta alla povertà e alla corruzione. Ciononostante gli Usa, negli ultimi tre mesi, hanno sanzionato per corruzione alcuni alti funzionari liberiani.
E all’inizio di dicembre l’ambasciatore Usa a Monrovia, Michael McCarthy, in una lettera aperta ha rimarcato che potrebbero esserci altre sanzioni nei prossimi mesi nella prospettiva di elezioni «libere, credibili e pacifiche». Quasi le stesse parole usate il 14 dicembre dal presidente americano Jo Biden quando ha incontrato i presidenti di 6 paesi africani che nel corso del 2023 saranno alle prese con impegni elettorale: Nigeria, Rd Congo, Madagascar, Sierra Leone, Gabon e Liberia.