Libia / Crollo della produzione di petrolio e dei proventi economici
Conflitti e Terrorismo Economia Libia
Lo scontro tra Tripoli e Bengasi ha portato alla sospensione della produzione e delle esportazioni dell’oro nero
Libia: crollo della produzione di petrolio e dei proventi economici
Le nuove forti tensioni nel paese, scoppiate dopo il cambio al vertice della Banca centrale, hanno provocato un calo di circa la metà dei barili prodotti al giorno. Le mancate entrate, secondo la Noc, sono state quantificate in 120 milioni di dollari in 3 giorni. Costretti alla fuga all’estero l’ex governatore al-Kabir, i suoi più stretti parenti e collaboratori
30 Agosto 2024
Articolo di Redazione
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La produzione di petrolio greggio della Libia è crollata di quasi 700mila barili da quando il governo di Bengasi ha iniziato a chiudere i giacimenti petroliferi, in un’escalation dei conflitti politici interni in cui la Libia è coinvolta dal 2011.

L’attuale livello di produzione di petrolio nel paese è al momento inferiore a 600mila barili al giorno (591.024 mercoledì 28 agosto) quando era 1.279.386 barili lunedì 26 agosto, giorno in cui è iniziata la chiusura, ha riferito Reuters, citando la National Oil Corporation (Noc) della Libia. La media giornaliera del mese scorso era di 1,18 milioni di barili al giorno, ha osservato il rapporto.

Secondo le informazioni dei tecnici che lavorano nel settore la causa è soprattutto legata alla chiusura di alcuni giacimenti importanti, come il El Sharara ed l’El Feel, mentre il livello di produzione della Waha Oil Company, una sussidiaria della Noc, è sceso a 150mila barili al giorno dai 280mila.

Sono state sospese anche le esportazioni da tutti i porti petroliferi libici. Gli ultimi carichi, giovedì, hanno totalizzato 600mila barili, sempre fonte Reuters.

Riflessi economici

Una chiusura che ha importanti riflessi economici.

La Noc ha dichiarato, sempre il 29 agosto, che le perdite subite a causa della decisione del governo di Bengasi di chiudere le varie attività legate al petrolio e al gas hanno superato i 120 milioni di dollari nell’arco di tre giorni.

Lunedì, il governo nominato dalla Camera dei rappresentanti nell’est, guidato da Osama Hamad (ma non riconosciuto a livello internazionale), ha dichiarato lo stato di “forza maggiore” sull’intero settore petrolifero e ha sospeso la produzione e le esportazioni dai giacimenti petroliferi e dai porti in risposta all’ «assalto» alla sede della Banca centrale della Libia nella capitale, Tripoli, da parte di un comitato incaricato di trasferire la gestione dal governatore, al-Siddiq al-Kabir, a una nuova amministrazione.

In una dichiarazione video, Hamad ha attribuito la decisione di chiudere le operazioni petrolifere a «un senso di responsabilità legale e sociale nel salvaguardare i fondi pubblici e proteggere i fondi e le riserve libiche presso la Banca centrale della Libia, nonché i ricavi derivanti dal petrolio».

La Libia dipende per il 90% delle sue entrate dai proventi delle esportazioni di petrolio; la maggior parte dei giacimenti petroliferi e dei porti si trovano in aree controllate dal governo di Hamad, sostenuto dalle forze orientali guidate dal generale Khalifa Haftar.

Tensioni a causa della Banca centrale

Da metà agosto, la Libia sta vivendo tensioni dovute a una crisi legata alla decisione del Consiglio presidenziale di rimuovere al-Kabir da governatore nominando Mohamed Al-Shoukri al suo posto. La mossa è stata respinta sia dalla Camera dei rappresentanti sia dal Consiglio di stato, che hanno sostenuto che era stata emessa da un’entità «non autorizzata».

Banca centrale libica, che è l’unica depositaria riconosciuta a livello internazionale dei proventi petroliferi libici.

Fuga all’estero di al-Kabir

La situazione è così tesa che Sadiq al-Kabir ha rivelato che lui e altri alti dirigenti della banca sono stati costretti a lasciare il paese per «proteggere le nostre vite» da potenziali attacchi da parte di milizie armate, ha riportato il Financial Times oggi 30 agosto.

«Le milizie minacciano e terrorizzano il personale della banca e a volte rapiscono i loro figli e parenti per costringerli ad andare a lavorare», ha detto Kabir in un’intervista telefonica.

Ha anche detto che i tentativi del primo ministro ad interim Abdulhamid Dbeibah di sostituirlo erano illegali e violavano gli accordi negoziati dalle Nazioni Unite sul controllo della banca centrale.

La crisi sul controllo della Banca centrale della Libia crea un ulteriore livello di instabilità nel paese produttore di petrolio.

La missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia all’inizio di questa settimana ha chiesto la sospensione delle decisioni unilaterali, la revoca della forza maggiore sui giacimenti petroliferi, l’interruzione delle escalation e dell’uso della forza e la protezione dei dipendenti della Banca centrale.

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