Libia: Tripoli espelle due diplomatici egiziani - Nigrizia
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Il Cairo accusato di sostenere Haftar che intanto schiera il suo esercito al confine con l'Algeria
Libia: Tripoli espelle due diplomatici egiziani
Le forze armate tripoltane sono in stato di massima allerta dopo lo schieramento delle forze di terra del LNA nella regione di Fezzan. Un'azione che rischia di spezzare la tregua raggiunta con gli accordi del 2020
13 Agosto 2024
Articolo di Michela Trevisan
Tempo di lettura 3 minuti
Abdelhamid Dbeibah, primo ministro del Governo di unità nazionale di Tripoli

Come già nel 2022 tornano a farsi tesi i rapporti tra Libia ed Egitto in concomitanza con il riaccendersi delle tensioni tra i due governi di Tripoli e Bengasi.

Ieri il governo il Governo di unità nazionale (GUN) guidato dal primo ministro Abdelhamid Dbeibah ha espulso due diplomatici del Cairo dando loro 72 ore di tempo per lasciare il paese.

Formalmente il consigliere dell’ambasciata Adel Mohamed Hosni e il secondo segretario Mohamed Mamdouh Mustafa al Sherbiny sono accusati di aver svolto attività di intelligence dannose per gli interessi dello stato.

Dietro all’accusa c’è la visita ufficiale in Egitto del primo ministro della Libia orientale, Osama Hammad.

L’11 agosto il capo del Governo libico di stabilità nazionale (GSN) di Bengasi, accompagnato da uno dei figli del generale Khalifa Haftar, capo dell’Esercito nazionale libico (LNA), Belgassem Haftar – nelle vesti di direttore del Fondo per la ricostruzione -, è stato accolto al Cairo dal primo ministro egiziano Mustafa Madbouly.

Con un comunicato, Tripoli esprime disappunto per il fatto che il governo egiziano abbia ricevuto “un organismo parallelo che non beneficia di alcun riconoscimento internazionale”, denunciando una posizione che “contraddice chiaramente il previsto ruolo di sostegno dell’Egitto nella crisi libica” che “minaccia l’unità e la stabilità del paese”.

Bengasi replica sostenendo che la visita si colloca nell’ambito della cooperazione per la ricostruzione – viste le attività di molte imprese egiziane in ambito infrastrutturale nella Libia orientale – e accusando Tripoli di aver assunto una posizione “irresponsabile”.

Ma ad irritare il governo della Libia occidentale è stata anche la visita a Bengasi, il 6 agosto, del capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamel, giunto dal Cairo per un incontro con il generale Khalifa Haftar.

Eserciti schierati

L’espulsione da Tripoli dei diplomatici egiziani getta benzina sul fuoco di una situazione da settimane in ebollizione.

Il 10 agosto a Tajoura, nella zona orientale della capitale, si sono registrati violenti scontri tra le milizie rivali Rahbat al-Duru e Al-Shahida Sabriya che hanno causato la morte di nove persone e il ferimento di altre sedici. L’ultimo di una serie di scambi di fuoco tra milizie claniche.

Ma a destare maggiore preoccupazione è proprio la crescente tensione tra le forze armate dei due governi libici, in un contesto di accrescimento del numero e della potenza delle armi a disposizione.

La settimana scorsa le forze di terra del LNA, guidate da un altro figlio di Haftar, Saddam, sono avanzate nella regione di Fezzan, nel sud-ovest, al confine con l’Algeria, una zona ricca di risorse naturali e noto crocevia di traffici illeciti controllata dalle forze di Tripoli.

Il governo Dbeibah ha fatto sapere che l’esercito è in stato di massima allerta e che considera questa azione come una violazione dell’accordo di cessate il fuoco dell’ottobre 2020.

Da segnalare anche il recente arresto in Sudafrica di 95 cittadini libici in un campo di addestramento per guardie di sicurezza. Una vicenda dietro la quale si sospetta ci sia la lunga mano di Haftar.

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