In un recente rapporto di Oxfam sulle diseguaglianze sociali, pubblicato il 15 gennaio, alla vigilia del vertice economico di Davos, si legge che a partire dal 2020 i cinque individui più ricchi del mondo hanno visto le loro fortune più che raddoppiare, passando da 405 miliardi di dollari a 869 miliardi di dollari.
Il rapporto, dal titolo Inequality Inc., fa luce sull’allarmante tasso di accumulo di ricchezza da parte delle maggiori élite economiche, che ammonta a 14 milioni di dollari l’ora, mentre quasi cinque miliardi di persone in tutto il mondo si ritrovano a sprofondare sempre più nella povertà.
Mentre i super ricchi si riuniscono a Davos per l’annuale World Economic Forum, il rapporto di Oxfam dipinge un quadro desolante per le prospettive economiche globali, sottolineando che l’eliminazione della povertà rimane un obiettivo lontano centinaia di anni.
La situazione viene denunciata con chiarezza dal direttore esecutivo ad interim di Oxfam International, Amitabh Behar che scrive: “Stiamo assistendo all’inizio di un decennio di divisione, con miliardi di persone che si fanno carico delle onde d’urto economiche provocate da pandemia, inflazione e guerra, mentre le fortune dei miliardari crescono”.
“Questa disuguaglianza non è un caso – prosegue – la classe dei miliardari sta assicurando che le aziende forniscano più ricchezza a loro vantaggio, a scapito di tutti gli altri”.
Behar aggiunge che “il potere societario e monopolistico è una macchina che genera disuguaglianza: spremendo i lavoratori, eludendo le tasse, privatizzando lo stato e stimolando il collasso climatico, le aziende stanno incanalando ricchezza infinita verso i loro proprietari ultra-ricchi”.
Secondo Oxfam, negli ultimi tre anni si è assistito a un’impennata senza precedenti della ricchezza estrema, con i miliardari che ora sono 3,3 trilioni di dollari più ricchi rispetto al 2020, crescendo così tre volte più velocemente del tasso di inflazione.
Nonostante rappresentino solo il 21% della popolazione mondiale, i paesi ricchi del Nord del mondo si appropriano del 69% della ricchezza globale e ospitano il 74% della ricchezza miliardaria mondiale.
Paperoni africani
Riguardo all’Africa, lo scorso settembre scrivevamo su Nigrizia che in base all’ultima edizione del Global Wealth Report di Credit Suisse e UBS, entro il 2027 gli ultra ricchi africani supereranno per la prima volta la soglia dei 500.
Nonostante tale previsione la percentuale dei super ricchi africani resta ben al di sotto rispetto a quelle registrate nelle altre regioni del mondo.
Ad esempio il numero di africani con un patrimonio compreso tra 100 e 500 milioni di dollari è 45 volte inferiore rispetto a quello dei ricchi statunitensi, 20 volte inferiore a quello degli europei e 3 volte inferiore a quello dei latinoamericani.
Il rapporto di Oxfam cita ancora una volta tra i paperoni africani Aliko Dangote, la persona più ricca dell’Africa, che detiene un quasi monopolio sul cemento in Nigeria, e potrebbe raggiungere un nuovo monopolio privato anche nel settore petrolifero.
Tra gli altri magnati africani super ricchi vanno menzionati l’egiziano Nassef Sawiris, il sudafricano Nicky Oppenheimer, e Abdulsamad Rabiu, nigeriano come Dangote, anch’egli arricchitosi con la produzione di cemento.
Un sistema da riscrivere
Oxfam conclude il rapporto esortando i governi a intervenire e ad affrontare il crescente divario di ricchezza.
L’organizzazione sostiene la rivitalizzazione dello Stato, il contenimento del potere aziendale e la reinvenzione del business per garantire una più equa distribuzione della ricchezza.
Il rapporto propone misure come l’assistenza sanitaria e l’istruzione universali, la rottura dei monopoli, la legislazione sui salari dignitosi, la limitazione delle retribuzioni degli amministratori delegati e l’attuazione di nuove tasse sui super-ricchi e sulle società.
Si stima che un’imposta sul patrimonio di milionari e miliardari potrebbe generare 1,8 trilioni di dollari all’anno.