Per sconfiggere l’Aids entro il 2030, ai paesi a medio e basso reddito servono 29 miliardi l’anno. E’ la stima economica presentata dal nuovo report di Unaids, intitolato Un triplo dividendo: i vantaggi sanitari, sociali ed economici derivanti dal finanziamento della risposta all’Hiv in Africa. 

Si tratta di uno studio condotto su 13 paesi dell’Africa subsahariana, il cui obiettivo è richiamare all’attenzione dei leader globali una crisi sanitaria che sembra essersi allontanata dai riflettori, da qualche anno a questa parte. 

Per farlo, non ci si concentra soltanto sui vantaggi sanitari: vengono anzi spiegati tutti i benefici economici che deriverebbero dall’impiego dell’importo totale previsto. Il mancato investimento in questa direzione rappresenta un freno non indifferente nella crescita e nello sviluppo dei paesi subsahariani. Oltre all’impatto sociale, viene infatti analizzato l’esito positivo della riduzione delle infezioni da Hiv sul prodotto interno lordo potenziale dei vari paesi, grazie ad un aumento sia quantitativo che qualitativo della forza lavoro. 

In Sudafrica per esempio, si stima una crescita del 2.8% entro il 2030, con un guadagno di oltre 17 miliardi di dollari in un solo anno. 

Tra il 2020 e il 2021, complice anche la pandemia di Covid-19, il declino dei casi di infezione di Hiv ha raggiunto la più bassa percentuale dal 2016, con una diminuzione delle infezioni del solo 3,6%. 

Dopo una decade di grandi progressi, i risultati hanno iniziato ad arretrare, una situazione che lo studio definisce attualmente di stallo, con solo il 52% dei bambini colpiti dall’Hiv che hanno ricevuto la terapia antiretrovirale (Art). 

Oltre alla potenziale perdita economica, il report stima circa altri 7 milioni di nuovi decessi legati all’Aids entro il 2030 in caso di mancato investimento. aids

(AB)