È un libro che fa riflettere. Anche chi è sicuro di possedere tutti gli anticorpi contro il razzismo trova spunti per mettere in discussione il suo modo di relazionarsi con i NI, i neri italiani, che siano asiatici, africani o latinoamericani.
Perché Nadeesha Uyangoda – srilankese di nascita, vissuta in Brianza dall’età di sei anni e laureata in giurisprudenza a Milano – porta all’attenzione dei lettori piccoli gesti, domande apparentemente banali che però possono ferire chi viene da un altro continente e non ha la pelle bianca.
Quello che la giovane scrittrice chiama razzismo inconsapevole si manifesta spesso con complimenti per il perfetto italiano, osservazioni maldestre tipo «potresti benissimo sembrare una ragazza del Sud», o «ora che hai una laurea puoi fare qualcosa per aiutare il tuo paese». Micro aggressioni che esprimono quanto sia difficile, anche al più progressista degli interlocutori, immaginare che una persona con la pelle nera possa essere italiana.
Nadeesha, che è giornalista freelance per Al Jazeera, Rivista Studio, The Telegraph, Vice Italia, cresce con la consapevolezza del divario fra la percezione che ha di sé stessa come italiana e quella che gli altri hanno di lei: una ragazza nera, quindi straniera.
Lo racconta in un linguaggio fresco e spigliato evocando episodi della sua vita: la corsa alle elementari per essere «come tutti gli altri bambini», la scoperta da adolescente – unica allieva nera in una classe di bianchi – che, per quanto fosse culturalmente assimilata, i suoi compagni considerano straniera. Si rende conto che il giudizio su di lei non può prescindere dalla questione razziale: «I bianchi che popolavano la mia quotidianità non mi vedevano come uno di loro».
L’unica persona nera nella stanza nasce, con lo stesso titolo, come un articolo long form per il magazine online Not e diventa poi il suo primo libro, lo sguardo di un’autrice di seconda generazione sulla rappresentazione delle minoranze etniche nella società italiana.
Per esempio sulle coppie miste: Nadeesha è fidanzata con un napoletano e, per i parenti in Sri Lanka, il compagno bianco è considerato un successo, una sorta di scalata sociale; sull’estetica all’interno dello stesso gruppo etnico, dove il colore più chiaro della pelle è un fattore importante, dal vincere un concorso di bellezza alla scelta del partner.
Affronta temi che sono spinti ai margini del dibattito come la mancata riforma della legge sulla cittadinanza e l’intersezionalità per cui le donne nere sono doppiamente discriminate, sia per questioni razziali che di genere. Punta il dito sulla marginalizzazione mediatica e sul razzismo strisciante dei talk show televisivi, sulla quasi totale assenza dei neri italiani negli ambienti culturali e politici dove esistono solo come oggetti del discorso, mai come soggetti.