Il presidente del Senegal Macky Sall vuole riportare in patria dalla Francia alcuni oggetti di valore appartenuti al primo capo dello stato dopo l’indipendenza, il poeta e intellettuale Leopold Sedar Senghor, alla guida del paese fra il 1960 e il 1980.
Il governo di Dakar ha chiesto e ottenuto il rinvio di una vendita all’asta di circa 200 beni di proprietà dell’ex capo di stato che si sarebbe dovuta tenere sabato nella città di Caen, nel nord della Francia e non lontano dalla città di Verson, dove Senghor risiedette gli ultimi anni della sua vita con la moglie Colette Hubert e dove morì nel 2001.
Stando a quanto si apprende dall’agenzia statale APS, una delegazione dell’esecutivo guidata dal ministro della cultura Aliou Sow si è recata nel paese europeo per avviare una trattativa con la casa d’asta in questione.
In una nota del ministero della cultura si specifica che i dirigenti in missione e l’ambasciata senegalese in Francia sono stati esortati da Sall ad «adottare le necessarie iniziative, in collaborazione con il banditore» affinché lo stato senegalese possa «acquisire gli oggetti messi in vendita».
Per il governo ottenere i beni appartenuti all’ex capo di Stato, pure fra i principali iniziatori del movimento letterario e culturale della Negritudine, è una questione di «dovere patriottico» e significa anche «preservare la memoria e il patrimonio che costituiscono il presidente Senghor».
Dal canto suo la banditrice Solène Lainé ha affermato che sia lei che la persona che mette in vendita gli oggetti, di cui non è stata rivelata l’identità, comprendono «perfettamente l’entusiasmo suscitato da questa vendita tra i senegalesi e i senghoristi». Per tanto le due parti hanno «deciso di rinviare la vendita nell’ottica di trovare un terreno comune nel giro di poche settimane».
Secondo quanto riferito da media concordanti, gli oggetti in vendita non fanno parte di un fondo che Senghor lasciò in eredità al municipio di Verson alla sua scomparsa. Fra le proprietà del presidente che dovevano finire all’asta diversi gioielli, oggetti militari e doni ricevuti da diplomazie straniere.
Senghor e Sall “insieme” a Parigi
I destini di Senghor e di Sall si stanno incrociando simbolicamente in queste settimane nel museo Branly – Jacques Chirac di Parigi. L’istituto culturale ospita contemporaneamente in questi giorni una mostra dedicata al primo presidente post-indipendenza, ottenuta propria dalla Francia nel 1960, e un ritratto dell’attuale capo di Stato.
L’opera che raffigura Sall è parte di una più ampia esposizione dedicata alle opere dell’artista statunitense Kehinde Wiley, autore di una serie di ritratti di leader africani.
Questo incontro ideale giunge in un momento delicato della traiettoria politica di Sall e nel pieno dei suoi ultimi mesi da presidente. A febbraio gli elettori senegalesi andranno al voto; dopo una serie di controversie e di proteste l’attuale capo di Stato ha deciso di non candidarsi per quello che sarebbe stato un terzo mandato, proibito dall’ordinamento del paese.
Il Senegal al voto
Il secondo governo Sall è stato segnato da diverse ondate di protesta, degenerate anche in settimane di scontri e violenze, sia nel 2021 che quest’anno. Uno dei nodi centrali è stata la repressione nei confronti del partito di opposizione Pastef, sciolto lo scorso luglio, e del suo leader Ousmane Sonko, sindaco di Ziguinchor e candidato alla presidenza, al momento in carcere.
Dopo un’iniziale cancellazione dalle liste elettorali e un ricorso vincente presso una corte di Ziguinchor, le possibilità che il politico possa effettivamente candidarsi sono ora in mano della Corte suprema.