Non tira una buona aria per la Francia in Africa. In più di uno stato della fascia saheliana spira un sentimento antifrancese che va a supportare e a “giustificare” le scelte dei governi. La più netta è quella della giunta militare che governa il Mali dall’agosto del 2020: per combattere il jihadismo ha deciso di fare a meno della forza militare francese Barkhane e di affidarsi ai miliziani russi del gruppo militare privato Wagner.

Iniziative specifiche

Ciononostante, il presidente francese Macron non demorde e utilizza altri strumenti per mantenere relazioni con il continente africano. Ieri a Johannesburg ha lanciato una fondazione per la democrazia in Africa. Annunciata un anno fa a Montpellier, nel corso del vertice Africa-Francia, la fondazione ha lo scopo di realizzare iniziative specifiche a vantaggio di coloro che in tutti gli stati del continente (non solo i paesi francofoni) si battono per il cambiamento e la costruzione di istituzioni democratiche.

Parigi investirà in questa operazione 50 milioni di dollari in cinque anni. E conta di sostenere e mettere in rete attori che vanno dai ricercatori agli artisti, dagli imprenditori sociali alle organizzazioni non governative.

Coinvolto Achille Mbembe

La presidenza della fondazione è stata affidata al filosofo senegalese Souleymane Bachir Diagne e nel consiglio di amministrazione siede l’intellettuale camerunese Achille Mbembe, noto per i suoi studi sul postcolonialismo, che insegna all’Università di Witwatersrand a Johannesburg. E Achille Mbembe sottolinea che la fondazione «non è francofona ma panafricana, al di là delle suddivisioni ereditate dalla colonizzazione».

Entro marzo sarà resa nota la lista delle realtà che saranno finanziate dalla fondazione, che avrà altre tre sedi regionali in Africa e una a Marsiglia.