Circa 5mila persone hanno preso parte il 13 luglio a una manifestazione di protesta contro la comunità Lgbtq a Lilongwe, la capitale del Malawi, un paese conservatore dell’Africa meridionale dove le relazioni tra persone dello stesso sesso sono illegali.
Organizzate dalla Chiesa cattolica locale e sostenute da altri gruppi religiosi, le proteste si sono svolte contemporaneamente anche in altre grandi città del paese, tra cui Blantyre, Mzuzu e Zomba.
A guida cattolica
I manifestanti, che a Lilongwe erano guidati dall’arcivescovo cattolico Desmond Tambala, hanno marciato per la città prima di consegnare una petizione ai parlamentari. «L’omosessualità va contro tutto ciò in cui crediamo come popolo», ha affermato lo sceicco Dinala Chabulika dell’Associazione musulmana del Malawi mentre leggeva la petizione.
Il reverendo William Tembo, del Malawi Council of Churches, ha affermato da parte sua che le relazioni tra persone dello stesso sesso sono «strane» e che «non siamo pronti ad accettare questi fenomeni sconosciuti in Malawi. Siamo una nazione orientata alla famiglia, una nazione timorata di Dio ed è per questo che la Chiesa si oppone alle relazioni omosessuali».
Una bocciatura è arrivata anche da Sheikh Dinala Chabulika, dell’Associazione musulmana del Malawi: «L’omosessualità va contro tutto ciò in cui crediamo come popolo».
Il presidente deve resistere alle pressioni
I manifestanti hanno invitato il presidente Lazarus Chakwera, un ex predicatore evangelico, a resistere alle pressioni per legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il portavoce del governo Moses Kunkuyu ha detto loro che l’amministrazione avrebbe tenuto conto delle preoccupazioni sollevate dai leader religiosi.
Le proteste hanno coinciso con il caso portato davanti alla Corte costituzionale da Jan Willem Akstar, dipendente di una ong olandese, e da Jana Gonani, una donna transgender. La coppia chiede l’abrogazione dei divieti di matrimonio tra persone dello stesso sesso, sostenendo, tra l’altro, che si tratta di violazioni del diritto alla privacy e alla dignità.
Le relazioni omosessuali sono un reato penale in Malawi punibile fino a 14 anni di carcere. Akstar e Gonani sono stati accusati separatamente ai sensi della legislazione, che risale all’era coloniale e che proibisce la sodomia.
Gonani è stata condannata a otto anni di carcere nel 2021 e Akstar, 51 anni, è attualmente sotto processo con l’accusa di violenza sessuale. I loro casi sono stati riuniti davanti alla Corte costituzionale, che dovrebbe iniziare le sue audizioni la prossima settimana.
Nel 2012 il ministero della giustizia del Malawi ha emesso una moratoria sull’arresto e l’azione penale per atti omosessuali consensuali, ma l’ordine è stato sospeso dall’Alta Corte nel 2016 in attesa di revisione giudiziaria.
I paesi africani che criminalizzano
In Africa, secondo il database di Ilga.org, l’associazione internazionale della comunità Lgbtq – sarebbero 32 i paesi africani con legislazioni che criminalizzano gli atti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso
Anche se ci sono paesi che stanno tentando di decriminalizzare questo “reato”.
Nel febbraio 2021, il presidente dell’Angola Joao Lourenco ha firmato una revisione del codice penale per consentire le relazioni omosessuali e vietare la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale.
Nel 2020, il Gabon ha revocato una legge che aveva criminalizzato l’omosessualità e rendendo il sesso gay punibile con sei mesi di carcere e una multa elevata.
Anche l’Alta Corte del Botswana si è espressa a favore della depenalizzazione dell’omosessualità nel 2019. Pure il Mozambico e le Seicelle hanno eliminato queste leggi.
Ma ci sono paesi in cui le leggi esistenti che vietano l’omosessualità sono state inasprite, come la Nigeria e l’Uganda.