Nel Malawi senza carburante cammina solo la crisi politica
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Benzina e diesel sono introvabili ormai da settimane. Una manifestazione per protestare contro la situazione è stata repressa dalla polizia scatenando polemiche
Nel Malawi senza carburante cammina solo la crisi politica
Il partito di opposizione UTM chiede l'intervento della comunità regionale
26 Novembre 2024
Articolo di Brando Ricci
Tempo di lettura 4 minuti
Vista di Lilongwe. Da Wikimedia Commons

Il carburante continua a fare da propellente anche quando manca. A esempio, la sua assenza è il perfetto innesco di crisi politiche che possono anche diventare profonde. Sta avvenendo in Malawi, dove benzina e diesel sono introvabili ormai da settimane. La crisi cagionata dalla penuria di carburante – che ha ripercussioni a tutti i livelli sull’economia e la vita quotidiana dei malawiani – è al centro di una crescente ondata di pressione nei confronti del presidente Lazarus Chakwera.

L’ultimo episodio in ordine di tempo a scaldare gli animi è stato l’intervento della polizia contro una protesta che si è tenuta ieri nella capitale Lilongwe. La manifestazione era stata convocata dal Centre for Democracy and Economic Initiatives (CDEDI), un gruppo della società civile, insieme al Public Affairs Committee (PAC), un influente organizzazione interreligiosa fondata nel 1992 e poi da partiti di opposizione come lo United Transformation Movement (UTM) e il Democratic Progressive Party (DPP).

Nel corso dell’iniziativa, i dimostranti hanno anche chiesto le dimissioni del ministro dell’Energia Ibrahim Matola e di Henry Kachaje, massima autorità dell’ente nazionale regolatore dell’energia, la MERA.

Stando a quanto ricostruito da media locali e internazionali, i dimostranti sono stati dispersi dalla polizia a colpi di lacrimogeni. Secondo quanto riportato dalla testa locale Nyasa Times, ad accampagnare gli agenti della pubblica sicurezza c’erano un’ottantina di uomini civili mascherati e armati di machete, che avrebbero attaccato i manifestanti. I poliziotti si sarebbero mostrati quanto meno conniventi con questi soggetti ignoti.

Crisi politica 

Le violenze non avrebbero portato ad arresti o a ferimenti degni di nota. Quanto successo ha però scatenato le denunce di opposizioni e società civile. Sylvester Namiwa, diretto del CDEDI, ha affermato che «è una vergogna che lo stato intraprenda la pericolosa strada in cui la polizia protegge i criminali che attaccano con i coltelli elettori e contribuenti». Namiwa ha minacciato possibili prossimi atti di disobbedienza civile, come lo sciopero fiscale, qualora violenze del genere dovessero ripetersi.

I disordini sono stati l’occasione per lanciare un più ampio appello sulla situazione nel paese per Dalitso Kabambe, leader dell’UTM nominato pochi giorni fa. Prima di proseguire è utile spiegare la delicata posizione del partito. L’UTM ha vinto le elezioni nel 2022 in alleanza con la formazione del presidente Chakwera. Il suo leader, il carismatico Saulos Chilima, è morto in un incidente aereo lo scorso giungo mentre ricopriva la carica di vice presidente. Il mandato di Chilima come secondo in capo era stato segnato da alcune controversie, come un arresto con accuse di corruzione, poi ritirate, nel 2022.

Dopo il suo decesso però, i rapporti all’interno della maggioranza si sono fatti tesi. Chakwera è stato oggetto di recriminazioni fin dal funerale di Chilima. lo scorso ottobre, la segreteria generale dell’UTM, Patricia Kaliati, è stata arrestata con l’accusa di aver cospirato per uccidere il presidente. Il presidente ad interim del partito, Micheal Usi, è stato comunque nominato vice presidente del paese dopo l’improvvisa morte del suo predecessore. 

Tornando a Kabambe, il neo presidente ha chiesto con una lettera alla Comunità di sviluppo dell’Africa australe (SADC) e all’Unione africana (UA) di intervenire nel caos politico ed economico del Malawi. La missiva presenta sei punti nevralgici su cui agire: al primo posto c’è la crisi del carburante e gli effetti negativi del mercato nero che è grazie a questa è potuto fiorire. Vengono richiesti interventi per stabilizzare le catene di approvvigionamento e ridurre la dipendenza del paese dall’economia informale, che occuperebbe un’ampia fetta della popolazione del paese. 

Un’istantanea preoccupante 

A oggi, secondo stime di ong locali, i rivenditori di carburante stanno lavorando a circa il 30% della normale capacità. Molte stazioni di servizio ricevono la benzina – che proviene principalmente dai paesi del Golfo via Tanzania – solo una volta a settimana. 

La mancanza di carburante che affligge il Malawi originasoprattutto dalla mancanza di valuta estera, figlia di una bilancia commerciale molto negativa. Lo ha spiegato ad African News Betchani Tchereni, professore alla Malawi University of Business and Applied Sciences di Blantyre: il Malawi esporta annualmente beni per 800 milioni di dollari ma ne importa per circa 2,8 miliardi dollari.

A questo si aggiungono gli effetti della svalutazione del kwacha e le conseguenze della corruzione. A quanto già citato vanno poi sommati gli effetti di una devastante siccità che ha costretto il Malawi e diversi paesi della regione a dichiarare uno stato di emergenza.

La penuria di piogge colpisce in modo particolare l’agricoltura, fonte di sostentamento e di lavoro fondamentale per gli abitanti del Malawi, dove circa il 70% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà di 2,15 dollari al giorno. È un prodotto agricolo poi, la più importante voce di esportazione del paese: il tabacco. 

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