Mali-Costa d’Avorio: tornano i soldati arrestati - Nigrizia
Costa d'Avorio Mali
Mali-Costa d’Avorio: tornano i soldati arrestati
09 Gennaio 2023
Articolo di Roberto Valussi
Tempo di lettura 3 minuti
I 49 soldati ivoriani rientrati ad Abidjan in posa con il presidente ivoriano Alassane Ouattara, che li ha accolti di persona al loro arrivo all'aeroporto.

I feticisti di crisi diplomatiche posticce hanno di che rimpiangere. Da sabato scorso, non possono più seguire le evoluzioni e contorsioni dell’affaire dei 49 soldati ivoriani arrestati a Bamako nel luglio passato. 

I militari sono rientrati ad Abidjan, dopo aver ricevuto la grazia dal presidente maliano Assimi Goita, che ha così fatto decadere le pene a 20 anni di reclusione e alla pena di morte emesse sei giorni prima

Giunge così al termine una querelle che ha testato il sangue freddo della Costa d’Avorio e ha tenuto banco per quasi sei mesi a livello di cancellerie della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (CEDEAO). 

Che si fosse prossimi alla risoluzione della crisi, lo si era intuito dal memorandum d’intesa firmato a metà dicembre scorso. Le due delegazioni avevano offerto alla stampa dichiarazioni e toni ottimisti, come mai nei mesi precedenti. Difficile dire se il finale roboante, a base di condanne pesanti e grazia a seguito, fosse stata decisa a tavolino. In ogni caso, da allora, l’ottimismo non si era più smarrito. Tant’è che poche dopo l’annuncio delle sentenze, il presidente ivoriano Alassane Ouattara si era detto sicuro di un rientro imminente dei soldati. 

Vinti e vincitori della crisi

A livello d’immagine internazionale, la Costa d’Avorio esce rafforzata. Ha fatto prova di sangue freddo, rimanendo sempre diplomatica, nonostante le aperte provocazioni maliane. 

La valutazione sul Mali è più articolata. Dal punto di vista della CEDEAO e dell’Occidente per esteso, ne esce fuori come un partner inaffidabile, nervoso, pronto a fare bagarre dal niente. Si può ragionare su quanto possa essere funzionale per Bamako coltivare questa immagine, ai fini del rapporto con la CEDEAO. Da quest’ultima dipendono gli equilibri regionali con gli altri paesi. E, soprattutto, le sanzioni che colpirebbero il Mali se non rendesse il potere ai civili entro marzo 2024, come da accordo preso. 

Presentarsi da spavaldi può dargli maggiore spazio di negoziazione? Molto probabilmente no. Goita è sembrato più che altro interessato a beffarsi della CEDEAO e ad affrancarsi da MINUSMA, la missione ONU in Mali. Il tutto ben inscritto in quel processo generale di uscita dalla sfera d’influenza occidentale e salto nel grembo del nuovo padrino russo

Vista da Mosca, lo show diplomatico maliano è stato senz’altro una prova di fedeltà. Rimane da capire quanto o se sia stata ritenuta valida dalla stessa Russia. 

Chi invece può parlare di un bilancio positivo è il mediatore della crisi, il presidente togolese Faure Gnassingbé. La risoluzione diplomatica giova al suo profilo. Un boost di legittimità sempre utile a livello di equilibri regionali. E che gli risulterà particolarmente comodo per ottenere il nulla osta della CEDEAO a un suo eventuale quinto (e assai poco democratico) mandato alla testa del Togo. Le prossime elezioni presidenziali sono previste per il 2025. 

Gnassingbé è al potere già da 18 anni. È succeduto direttamente al padre Eyadéma, padre-padrone del paese per 38 anni.

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