Il referendum sulla nuova Costituzione è alle porte – è previsto per domenica 18 giugno – e la giunta militare che gestisce il Mali dal colpo di stato dell’agosto 2020 si trova con una nuova gatta da pelare.
Una ventina di associazioni religiose e culturali hanno annunciato che voteranno “no” alla nuova Costituzione se non verrà cancellato il principio di laicità dello stato. Secondo queste associazioni, la commissione che ha elaborate il progetto di Costituzione avrebbe potuto liberare il paese «dal giogo ideologico ereditato dalla Francia, ma è mancato il coraggio».
La riforma costituzionale è uno dei passaggi chiave che dovrebbe condurre al voto nei primi mesi del 2024 e riconsegnare il potere ai civili. Nonostante le pressioni dei leader religiosi il testo che dovrà essere sottoposto a referendum afferma «attaccamento alla forma repubblicana e alla laicità dello stato. La laicità non si oppone alla religione e alle credenze. Ha l’obiettivo di promuovere e rafforzare la convivenza fondata sulla tolleranza, il dialogo e la reciproca comprensione».
Rimane il fatto che la quasi totalità della popolazione del Mali è musulmana e la Lega maliana degli imam e degli eruditi (Limana) aveva già chiesto ai fedeli di opporsi al progetto di legge fondamentale. E ora a Limana si aggiunge questo insieme di associazioni che dicono con convinzione che «non sarebbe possibile una vera rifondazione del Mali, vecchia terra d’islam, senza riferimento a Dio».
Il colonnello Assimi Goita, capo della giunta militare, dovrà forse riconsiderare qualche passaggio della Costituzione. Anche perché tra le figure di primo piano che hanno indirizzato le manifestazioni di piazza del 2020, hanno portato al rovesciamento del presidente Boubacar Keita e consentito l’arrivo dei militari al potere figura Mahmoud Dicko, uno dei più influenti imam del Mali.