L’Africa orientale è tra le prime cinque regioni al mondo – seconda solo all’Asia – negli indici che riguardano la criminalità organizzata. Focolaio di attività illecite, roccaforte di attori criminali.
È quanto si afferma nella seconda edizione dell’Indice della criminalità organizzata elaborato dalla Global Initiative Against Transnational Organized Crime (GI-TOC).
L’Indice include i dati del 2022 sulla criminalità e la resilienza al crimine organizzato dei 193 Stati membri dell’ONU, inclusi i 54 paesi africani.
Emerge che l’Africa orientale ha il punteggio più alto per la criminalità complessiva (5,88), in testa alla lista sia per i mercati criminali (5,52) che per gli attori criminali (6,23). Segue l’Africa occidentale (5,44).
Traffici umani
In particolare, la regione è gravemente colpita dalla tratta di esseri umani – Eritrea e Sud Sudan risultano essere tra i paesi con il punteggio più alto a livello globale – e dal traffico di armi.
In Eritrea, in particolare, la pratica della coscrizione militare obbligatoria continua a rappresentare fattore di rabbia e risentimento tra i giovani e risulta una delle maggiori motivazioni che spingono a tentare la migrazione.
Cosa che automaticamente aumenta il potere e le attività dei gruppi che trafficano in esseri umani. Fenomeno, d’altro canto, aggravato dalla guerra civile in Etiopia, quando il governo ha ordinato mobilitazioni di massa per ingrossare le fila dell’esercito.
Seria anche la situazione in Sud Sudan, in particolare per i bambini, che continuano ad essere reclutati nelle fila di gruppi armati o costretti a lavorare in miniere o in agricoltura praticamente in stato di schiavitù.
Crimini finanziari in aumento
Il mercato criminale che, dopo il traffico di esseri umani, risulta maggiormente diffuso e cresciuto nell’arco di soli due anni in Africa, è quello dei crimini finanziari.
Si parla di frodi fiscali, evasione delle tasse, appropriazione indebita di denaro pubblico, uso improprio di fondi da parte di attori statali. In questo caso il Nordafrica è la regione con il punteggio più alto, non solo nel continente ma in tutto il mondo.
Ed è la Libia – che soffre di livelli molto elevati di frode nel settore pubblico e di corruzione di funzionari – che ha fatto salire la media regionale.
In questo caso, questo tipo di economia illecita è stata valutata come avente una grave influenza in tutti i paesi della subregione (con punteggi che vanno da 8,0 a 9,50), ad eccezione del Marocco (7,50) e Mauritania (6,0).
La Libia, dicevamo, ha alzato la media regionale, con un punteggio di 9,50. Anche l’evasione fiscale da parte di imprese locali e straniere è un problema cronico per l’economia libica, aggravato dall’indebolimento dello Stato dopo la “rivoluzione”.
Diffuse nel continente anche le frodi finanziarie perpetrate online da organizzazioni criminali altamente organizzate, come Black Axe, originaria della Nigeria e diffusa in Africa occidentale con un’impronta globale.
Quella, in sostanza, responsabile delle cosiddette “truffe romantiche”, dove la vittima pensa di parlare con un aspirante fidanzato e si ritrova a fornire denaro, dati personali e finanziari.
Armi e droga
Il terzo mercato criminale più pervasivo è il traffico di armi, soprattutto in zone che hanno esperienza di conflitti prolungati come l’Africa orientale e quella centrale.
Con i punteggi più alti c’è la Somalia (che continua a essere un hub per il traffico illegale di armi con legami transazionali), il Sudan, l’Etiopia. La Tanzania, invece, risulta nell’area orientale tra i paesi meno toccati da queste attività.
Seria invece la situazione nella Repubblica democratica del Congo, in Camerun, Repubblica Centrafricana. Mercati criminali, come è ormai noto, fanno anche capo alle estrazioni minerarie illegali e ai crimini ambientali, come quelli che riguardano la caccia di frodo.
Una questione particolare, riguarda poi la criminalità che cresce grazie alla (e si avvale della) complicità di attori statali. Ciò risulta particolarmente diffuso nella regione Centrale, nel Nordafrica e in Africa orientale.
In un contesto di estrema debolezza delle istituzioni emergono alcune eccezioni. Tra queste, il Rwanda e São Tomé e Príncipe.
Osservando più da vicino i mercati criminali emergono altri risultati interessanti. In particolare, il traffico di eroina e cocaina. Quest’ultima ha registrato l’aumento maggiore (+0,42).
E se l’Africa occidentale guida la media continentale, la crescita maggiore in termini di impatto del traffico di cocaina è stata osservata nel Nordafrica e nell’Africa meridionale.
Terreno fertile
Fatto sta che l’Africa ha la media più bassa al mondo per quanto riguarda i livelli di resilienza – dunque di reazione al crimine – e il suo miglioramento complessivo in questo campo è stato molto marginale: appena +0,05 punti dal 2021. Nel complesso, i paesi hanno intensificato i loro sforzi nella “cooperazione internazionale” (+ 0,24), “politiche e leggi nazionali” (+0,11) e “prevenzione” (+0,17).
Peggiora il ruolo degli “attori non statali” come contrasto alla criminalità, diminuito (-0,07). Così come sono peggiorati altri indicatori di resilienza: il “sistema giudiziario e detenzione” (-0,04), “integrità territoriale” (-0,03) e “applicazione della legge” (-0,03). A livello globale, l’Indice suggerisce che negli ultimi due anni il numero di persone che vivono in paesi con alti livelli di criminalità organizzata è aumentato.
Oggi, non meno dell’83% della popolazione mondiale vive in paesi con alti livelli di criminalità, rispetto al 79% nel 2020. Ed è chiaro che i gruppi criminali traggano vantaggio dall’instabilità dei paesi, dalla vulnerabilità delle istituzioni statali e delle popolazioni, dall’assenza – o peggio complicità – dello Stato, e dalla povertà.