Lo rivela anche Africa Confidential: il Marocco ha in programma di acquisire un satellite spia da Israel Aerospace Industries (IAI). Un accordo da 1 miliardo di dollari che verrà portato a termine in 5 anni. Lo IAI ha confermato di aver concordato un contratto miliardario per fornire uno dei suoi sistemi a una terza parte non identificata. Sono stati i media marocchini e israeliani a confermare che il destinatario è proprio Rabat.
È dal 2021 che Israele e Marocco hanno concordato un patto di difesa che riguarda l’intelligence e la cooperazione delle industrie militari.
Un acquisto che va a rinsaldare sempre più i rapporti del paese nordafricano con Israele. Nonostante la diffusa mobilitazione nel paese di molti attivisti pro palestinesi.
Il caso Pegasus
A re Mohammed VI e al suo governo evidentemente piacciono molto satelliti e spyware israeliani. Nel luglio del 2021 scoppiò lo scandalo dello spyware Pegasus, sviluppato dalla società israeliana NSO. Rabat fu accusata di aver utilizzato il programma per hackerare i telefoni di giornalisti e politici. Inizialmente pareva perfino il presidente francese Macron. Notizia poi smentita dal governo marocchino.
Lo scandalo emerse grazie alle inchieste giornaliste del consorzio di testate Forbidden Stories. E successivamente si allargò e coinvolse anche alcuni eurodeputati. Rabat venne accusata di interferenze straniere, proprio quando alla plenaria di Bruxelles del 19 gennaio 2023 venne approvata, per la prima volta dopo 25 anni, una risoluzione che criticava la situazione dei diritti umani nel paese nordafricano.
Trump e la normalizzazione dei rapporti
L’accordo sulla difesa con Tel Aviv rientra nel tentativo di normalizzare le relazioni con Israele, un programma lanciato nel 2020 grazie anche alla mediazione dell’ex presidente americano Donald Trump.
Come accennavamo, la guerra a Gaza ha provocato un’ondata di proteste politiche contro il riconoscimento diplomatico di Israele da parte di re Mohammed VI.
Una mobilitazione che ha riflessi a tutto campo nel paese nordafricano. Come racconta The New Arab, alcuni presidi di diverse facoltà marocchine si sono rifiutati di conferire la laurea a studenti e studentesse che indossavano la kefiah in segno di protesta contro la guerra di Israele a Gaza.
Il rifiuto di consegnare la laurea
L’ultimo episodio è successo nel fine settimana scorso all’Università Hassan II di Casablanca, tra le più importanti del paese. Il preside della Scuola superiore di tecnologia si è appunto opposto alla consegna del diploma a una ragazza che indossava la kefiah.
Il responsabile della facoltà ha cercato, in un primo momento, di convincere la studentessa a togliersi il copricapo. Al suo diniego, ha annullato la cerimonia. La motivazione ufficiale è che non bisogna trasformare la cerimonia in un atto politico.
Un video dell’incidente è diventato virale sui social media, innescando un dibattito più ampio sulla normalizzazione accademica dei rapporti con Israele, nonostante l’opposizione di studenti e attivisti.
L’ “incidente” non è stato un episodio isolato.
Gli studenti di letteratura araba della Facoltà di Arti e Scienze Umane di Rabat, affiliata all’Università Mohammed V, hanno dichiarato di essere stati esclusi dalla cerimonia di laurea a causa della loro solidarietà con la Palestina.
Anche la facoltà di Governance dell’Università Politecnica Mohammed VI ha annullato la cerimonia di laurea prevista per l’11 luglio, meno di 48 ore prima della data prevista.
The New Arab ha cercato di contattare i presidi protagonisti di questi episodi, senza ricevere alcuna risposta.