In questo momento il Marocco ha una linea di demarcazione netta tra gli interessi politici e geostrategici e il sentimento popolare. Tra il pragmatismo politico e le posizioni tradizionali della gente. Israele è la causa di questa frattura. Una separazione netta tra gli interessi dell’élite, che ruota attorno alla monarchia, dalle piazze che si accendono con la bandiera palestinese al collo.
L’elezione di Trump spariglia un po’ le carte. Trova consensi su entrambi i fronti.
Ma partiamo dai fatti di questi ultimi giorni.
I mercantili a Tangeri
Sabato scorso il governo spagnolo ha rifiutato l’attracco al porto di Algeciras a due navi cargo della compagnia di navigazione Maersk, in rotta verso Israele. Il sospetto è che trasportassero armi.
Già nel maggio scorso, la Spagna vietò lo scalo della Marianne Danica, una nave che trasportava armi indiane in Israele.
Accesi i motori, raddrizzato il timone, i due mercantili della Maersk hanno fatto rotta al porto di Tangeri-Med, dove hanno attraccato. Senza problemi, apparentemente.
In realtà, questa scelta ha riacceso nel paese una polemica, mai sopita: come si concilia la politica estera del Marocco, che pare sostenere sempre di più Israele, con il sostegno della sua popolazione alla causa palestinese?
Il porto di Tangeri era già stato al centro di una disputa lo scorso giugno, quando ospitò la nave da guerra israeliana INS Komemiyut. L’imbarcazione fece rifornimento prima di proseguire il suo viaggio verso Israele.
Uno scalo, quello di Tangeri, che provocò l’indignazione del Fronte marocchino a sostegno della Palestina e contro la normalizzazione.
L’impressione, sempre più chiara, è di un crescente allineamento del Marocco con gli interessi israeliani.
Gli scambi economici, soprattutto militari
La normalizzazione ha aperto nuove prospettive economiche per il regno. Il commercio è aumentato, passando da pochi milioni di dollari a più di un miliardo all’anno. Sono stati firmati accordi di cooperazionein campo turistico. Israele fornisce al Marocco numerosi strumenti di sorveglianza, oltre a Pegasus ci sono anche i satelliti spia che permettono di monitorare il territorio e gli oppositori.
La collaborazione, infatti, è anche in campo militare. Le relazioni di difesa tra i due paesi hanno conosciuto una notevole normalizzazione, nel novembre 2021, con un accordo di cooperazione. Il culmine di questo riavvicinamento è stato un contratto di oltre 500 milioni di dollari firmato nel 2022 con Israel Aerospace Industries (IAI) per l’acquisizione del sistema antimissile Barak MX.
Questi interessi economici pesano molto sulla bilancia diplomatica.
C’è, quindi, chi si chiede se non sia paradossale che il monarca marocchino, Mohammed VI, presieda ancora il comitato Al-Quds, responsabile della protezione dei luoghi santi musulmani di Gerusalemme, e che di fatto, tutela gli interessi palestinesi.
La provocazione del calciatore Ziyech
E tra coloro che mostrano perplessità e che non hanno timore ad esporsi, anche contro la monarchia, c’è Hakim Ziyech uno dei calciatori più noti in Marocco.
L’attaccante dell’Ajax si ritrova al centro di una polemica mediatica dopo aver preso posizione sul conflitto israelo-palestinese. Inequivocabile il suo tweet pubblicato dopo la vittoria ad Amsterdam per 5-0 della sua squadra contro il Maccabi Tel-Aviv con le successive violenze contro i tifosi israeliani: «Quando non sono donne e bambini, scappano». Un riferimento esplicito alle vittime civili di Gaza.
L’uscita di Ziyech ha pure un risvolto sportivo. L’Uefa, l’organismo che gestisce il calcio europeo, si trova in una posizione delicata. La frase del giocatore marocchino la imbarazza perché la costringe a prendere posizione sull’impegno politico dei giocatori. Una possibile sanzione contro Ziyech creerebbe un precedente pericoloso. E imbarazzerebbe pure Mohammed VI perché minerebbe l’equilibrio che sta costruendo, dovendosi inevitabilmente esporsi.
Ma la posizione del calciatore è condivisa da gran parte della popolazione marocchina. Le manifestazioni filo-palestinesi svoltesi in diverse città dall’inizio del conflitto testimoniano questo disagio.
Su X circola anche un altro messaggio in cui il giocatore accusa direttamente il governo del suo paese di sostenere un massacro a Gaza. Un attacco che prenderebbe di mira direttamente il re se continuasse a non prendere posizione.
La censura nei sermoni degli imam
Ma che la questione israelo-palestinese sia una spina difficile da togliere dal corpo marocchino lo dimostra anche la denuncia in parlamento del socialista Nabila Mounib: ha deplorato le censure imposte agli imam, che non possono esporsi sulla difficile situazione dei palestinesi e che non possono appellarsi alla lotta religiosa per sostenere la loro causa.
«Nessun imam può parlare della questione palestinese. Oggi nessuno chiede la jihad per i nostri fratelli in Palestina», la dichiarazione del parlamentare.
In Marocco, gli imam sono dipendenti dello stato e i loro sermoni non possono avere carattere apertamente politico.
La questione è sorta per la prima volta nell’ottobre 2023 dopo che sui social media è circolato un documento che sosteneva di delineare dei limiti agli interventi degli imam. Ma il ministero marocchino degli affari islamici ha definito un falso quel documento.
Il dibattito verte sulla questione se agli imam possa essere consentito invocare la jihad in relazione alla guerra tra Israele e Hamas.
Il ministro degli affari islamici, Ahmed Toufiq, ha riconosciuto e difeso il divieto di incitare alla jihad: «Qualsiasi imam che parli di barbarie e ingiustizia e le denunci è benvenuto, ma invocare la jihad è un’altra cosa».
Molti governi dettano cosa i predicatori possono o non possono dire dal pulpito nei paesi a maggioranza musulmana. Farlo è una delle strategie delle autorità per frenare l’estremismo. Ma a volte può spingere i credenti a cercare una guida spirituale al di fuori della sfera religiosa controllata dal governo.
Gli applausi a Trump per la sua rielezione
Altro paradosso: molti marocchini sono stati felici del successo elettorale di Donald Trump. Nonostante sia stato lui a spingere con forza Mohammed VI nelle braccia di Israele. Nel dicembre 2020, l’imprenditore americano ha riconosciuto la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale in cambio dell’instaurazione di legami tra Rabat e Tel Aviv. L’accordo è stato mediato dal suo consigliere senior e genero Jared Kushner, che ha anche orchestrato gli Accordi di Abramo che hanno normalizzato i legami tra Israele e diverse nazioni arabe.
Su X molti i marocchini che hanno festeggiato. Anche diversi organi di stampa filo-governativi si sono uniti ai brindisi. Rielezione di Donald Trump: un’opportunità per il Marocco, il titolo di Barlamane.
Un trasporto giustificato per la questione Sahara Occidentale, riconosciuto territorio marocchino. Una delle ultime iniziative di Trump è stata la promessa di un consolato americano a Dakhla, una città del Sahara Occidentale.