Il governo di Rabat ha reagito con prudenza all’attacco di Hamas contro Israele e all’offensiva israeliana che ne è seguita. In un comunicato ufficiale il ministero degli esteri si è limitato a esprimere “profonda preoccupazione” e a condannare “gli attacchi contro i civili ovunque si trovino”.
Alcuni partiti politici, tra cui il Partito della giustizia e dello sviluppo (islamista), hanno invece preso posizione decisamente a favore dei palestinesi e hanno individuato Israele come responsabile degli avvenimenti.
I partiti che fanno parte della maggioranza governativa hanno osservato invece un silenzio discreto.
Il re Mohammed VI si è poi intestato, insieme all’Autorità palestinese, la richiesta di quest’ultima di convocare il Consiglio dei ministri degli esteri della Lega Araba per domani, mercoledì 11 ottobre al Cairo, per esaminare la situazione.
La posizione del Marocco è particolarmente delicata e ambigua sulla questione israelo-palestinese da quando Rabat nel dicembre 2020 ha aderito agli Accordi di Abramo e stabilito relazioni diplomatiche con Israele.
Il re del Marocco infatti è il presidente del Comitato Al-Qods, che ha l’obiettivo di preservare il carattere arabo-musulmano di Gerusalemme, e tradizionalmente è vicino alla causa palestinese, senza peraltro l’attivismo che contraddistingue altri paesi arabi.
Nello stesso tempo il Marocco è il paese africano, con la sola eccezione dell’Egitto, che ha i legami più stretti con Israele, e non da oggi, anche sul piano militare.
Hamas stesso si è rivolto ai paesi arabi che hanno sottoscritto accordi con Israele, e in particolare anche al Marocco, affermando che Tel Aviv non può offrire loro alcuna forma di protezione.
La decisione di Mohammed VI di riconoscere Israele era avvenuta su pressione del presidente americano Trump, dopo che questi aveva riconosciuto la sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale, e aveva portato successivamente a una analoga decisione da parte di Israele.
Fratture interne
La scelta del re non aveva suscitato particolari entusiasmi tra la popolazione marocchina tradizionalmente pro-palestinese. Più di una volta infatti la popolazione ha manifestato contro Israele, indipendentemente dalla posizione della monarchia.
Anche in questa occasione ci sono state manifestazioni a favore della Palestina. È un segnale forte nel paese perché in politica estera, a cominciare dalla questione del Sahara Occidentale, definita del “recupero” delle province sahariane, la monarchia solitamente ha una solida base di consenso.
Da tre anni a questa parte invece la frattura si conferma e si consolida. La monarchia non corre alcun rischio, anche perché l’apparato di sicurezza controlla e reprime il dissenso senza esitazioni, ma lo scollamento tra il re e il suo “caro popolo”, come abitualmente Mohammed VI si esprime quando si rivolge i suoi discorsi alla nazione, sembra aumentare.
Si è visto emergere un certo malessere per i ritardi dei soccorsi durante il recente terremoto nella regione di Marrakech e per il rincaro del costo della vita.
Anche le ripetute assenze e i silenzi del re hanno suscitato stupore e sollevato numerosi interrogativi a cui l’informazione ufficiale non ha potuto dare risposte soddisfacenti.