La Mauritania è uno dei paesi che nel marzo del 2022 ha votato la risoluzione delle Nazioni Unite che chiedeva alla Russia di cessare immediatamente le operazioni militari in Ucraìna. Nell’occasione molti paesi africani si astennero o non votarono.
Tuttavia la Russia di Putin non rinuncia a cercare percorsi di avvicinamento anche con questo paese saheliano. Ieri il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov si è recato a Nouakchott e ha incontrato l’omologo Mohamed Salem Ould Merzoug. Sul tappeto temi di rilievo commerciale ed economico.
Lavrov ha però ribadito, come aveva fatto martedì in Mali (che è un partner acquisito), la disponibilità di Mosca ha fornire aiuto ai paesi del Sahel e del Golfo di Guinea nella lotta contro il jihadismo.
«La Mauritania – ha detto Lavrov in conferenza stampa – può giocare un ruolo attivo sia riguardo al terrorismo che minaccia la regione saheliana sia nelle vicende legate al Sahara Occidentale», teatro di un conflitto tra Marocco e Fronte Polisario sostenuto dall’Algeria.
Il fatto è che la Mauritania ha già un ruolo nella guerra al jihadismo in quanto parte del G5 Sahel, dispositivo militare creato nel 2016 che vede la partecipazione di Burkina Faso, Niger e Ciad (il Mali ha lasciato il G5 lo scorso anno).
Mohamed Salem Ould Merzoug ha sottolineato che «le costanti della diplomazia mauritana sono il rispetto delle regole del diritto internazionale e dei principi della Carta delle Nazioni Unite».
Intanto prosegue a Nouakchott il processo a Mohamed Ould Abdel Aziz, presidente della Mauritania dal 2008 al 2019, accusato di aver utilizzato la sua carica per arricchirsi. Il processo è iniziato il 25 gennaio.