L’instabilità che da anni vessa gli stati dell’Africa centrale e occidentale continua a compromettere l’istruzione di milioni di bambini.
A ribadirlo è l’ultimo report pubblicato congiuntamente da Unicef, Unhcr, Norwegian Refugees Council e Education Cannot Wait. Lo studio è interessante anche perché sonda il rapporto tra instabilità, scuole chiuse e sfollati interni a causa dei diversi conflitti.
Si segnala un miglioramente positivo per la Nigeria e la Repubblica Centrafricana, dove ha riaperto rispettivamente il 70% e 90% delle scuole chiuse l’anno scorso.
Ma in altri paesi il diritto all’istruzione è sempre meno garantito, con un’intera generazione di bambini che vede messo a rischio il proprio futuro.
Per il nuovo anno scolastico, si calcola che almeno 13mila scuole non riapriranno, un numero raddoppiato negli ultimi 4 anni. I bambini che rimarranno esclusi dai circuiti scolastici sono almeno 2,5 milioni. Una situazione che è particolarmente drammatica nel Sahel centrale, dove il numero è passato da 1.700 nel 2019 a 9.000 nel 2023. Il Burkina Faso ospita da solo la metà di tutte le scuole chiuse nell’area centrale e occidentale del continente. Nello specifico si parla di 6.149 istituti scolastici, il che vuol dire che in tutto il Burkina 1 scuola su 4 è chiusa, un aumento del 33%.
L’impatto dei conflitti sull’educazione è molto grave anche in Mali e in Rd Congo, dove alla chiusura delle scuole si accompagna un numero elevato di sfollati interni (442mila in Mali e 6.8 milioni in Rd Congo), i cui bambini faticano ulteriormente ad accedere all’istruzione.