26.652, le persone sbarcate da inizio anno sulle nostre coste, secondo i dati diffusi ieri mattina dal Viminale nel suo cruscotto statistico giornaliero. Un numero in aumento rispetto ai 19.794 registrati negli stessi mesi dello scorso anno. E già c’è chi inizia a parlare di invasione, soprattutto davanti a una stagione, quella estiva, in cui gli sbarchi sono destinati ad aumentare.
I numeri però sono ben lontani da una paventata emergenza. Soprattutto se si tiene conto dell’accoglienza profughi che si è vista in questo ultimo tempo. Il sistema ha infatti retto l’arrivo dall’Ucraina, in poco meno di quattro mesi, di 140.709 persone (dato aggiornato dal Viminale alla medesima data di ieri). Un numero, questo degli oltre 140mila, lontano e più che duplicato rispetto alle 67.040 persone migranti arrivate via mare, durante tutto lo scorso anno.
Gli sbarchi dunque, seppur aumentati rispetto al dato 2021 sono, a detta del portavoce per il Mediterraneo dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), Flavio di Giacomo al Manifesto di oggi, contenuti. Contenuti soprattutto se paragonati a quegli anni in cui già si parlava di invasione: «Nel periodo 2014-2017 gli sbarchi sono stati tra 120 e 180mila l’anno. Neanche allora c’era un’emergenza: la percentuale sulla popolazione italiana era dello 0,3%».
In attesa di un porto
Se da un anno all’altro cambiano i numeri delle persone che sbarcano sulle nostre coste, non cambiano invece le modalità di attesa delle navi delle ong all’indomani dei salvataggi nel mar Mediterraneo. Le 304 persone soccorse dalla Sea Watch4 sbarcate stamattina a Porto Empedocle, erano da più di otto giorni in mare, in attesa dell’assegnazione di un porto sicuro. Un destino comune a tante ong anche nelle scorse settimane.
Una modalità tanto criticata ai tempi del ministero Salvini e diventata nel tempo prassi consolidata anche sotto la ministra Lamorgese. Per una Sea Watch4 che sbarca e una Louise Michel che vede assegnato stamattina Lampedusa come porto dove far sbarcare 59 persone che ha a bordo, rimangono ancora in mare in attesa le 156 persone a bordo della Ocean Viking e le 71 appena salvate dalla Geo Barents. La nave di Medici senza frontiere denuncia di aver soccorso un gommone collassato, di aver la certezza di 22 dispersi, e di aver assistito a un decesso a bordo e un’evacuazione immediata di una mamma con il suo piccolo di 4 mesi.
E, a proposito di salvataggi in mare, la Guardia costiera italiana ha presentato il suo primo Rapporto annuale, in cui racconta di aver salvato, lo scorso anno, 22.300 migranti. Una media di 60 persone al giorno. Il soccorso, si legge nel report di chi ha sotto la sua vigilanza 500mila chilometri quadrati di mare e 8mila di costa, è la sua funzione primaria e prioritaria.
Sono stati 300 gli interventi coordinati dalla centrale operativa del comando generale in zona Sar (Search and rescue). Oltre 1.500 quelli totali. Più di quattro ogni giorno. A crescere di importanza nel lavoro della Guardia costiera è anche l’utilizzo delle immagini satellitari, che permettono di gestire i salvataggi in maniera più sicura. Non a caso, l’ausilio della tecnologia satellitare per agevolare le modalità di intervento di chi opera in mare è triplicato. Sono state 318, nel 2021, le persone in pericolo di vita soccorse e salvate grazie a questo ausilio.
E mentre la Guardia costiera italiana rende noti i dati della sua attività, l’Oim Libia aggiorna quelli dei respingimenti che avvengono, con sovvenzioni, motovedette e addestramenti italiani, dall’altro capo del mare. Sono 480 le persone riportate indietro nei lager libici dalla guardia costiera del paese nordafricano, solo nei giorni che vanno dal 19 al 25 giugno. 9.340 quelle che hanno avuto lo stesso destino da inizio dell’anno. 32.425 nel 2021.
Ai respingimenti l’Iom affianca l’aggiornamento del numero delle persone morte e disperse. La vera emergenza di cui poco o niente si parla. 156 morti, 565 dispersi da inizio dell’anno a oggi (cui si devono aggiungere quelli di cui abbiamo scritto poco sopra, segnalati dalla Geo Barents). Numeri che sono persone, che affiancano le 1.553 dello scorso anno: 891 morti, 662 dispersi.