Un flop, il decreto flussi. Ieri in Senato la rete Ero Straniero ha presentato il proprio dossier di monitoraggio del sistema di ingresso regolare per lavoro da parte di persone straniere attraverso il sistema delle cosiddette quote stabilite dal governo.
Le richieste nel 2023 sono state sei volte più numerose dei posti disponibili. E tra chi ha vinto la lotteria del click day solo il 23,5% è riuscito a convertire la propria domanda in un contratto e un permesso regolare per poter lavorare.
Un fallimento su tutta la linea
Le quote disponibili sono in un numero irrisorio, rispetto alle domande. A marzo scorso, l’ultimo click day, ha visto arrivare 690mila domande a fronte di 151mila posti. Nel dicembre 2023 le richieste erano state 580mila contro 131mila disponibilità. In tutto lo scorso anno sono ben 6.702 le domande inoltrate, da chi per altro ha seguito programmi di formazione nel proprio paese d’origine, a fronte delle mille quote. Un numero sei volte più alto. Una percentuale raddoppiata rispetto al 2022.
Se poi ci si concentra sulla riuscita di queste domande, cioè sull’effettiva trasformazione della richiesta in contratto e permesso di soggiorno, il fallimento si amplifica. Per il 2023 sono state solo 23,52% le quote che sono approdate ai permessi di soggiorno. L’anno prima, nel 2022, il tasso di successo della procedura per l’ingresso si era fermata al 35,32%.
Cioè significa che, pur vincendo la lotteria del click day e rientrando nel numero di ingressi stabilito, la mèta è ancora lunga e raggiunta solo da una piccola parte di chi ha passato il primo step. Un numero consistente di domande non arriva infatti neanche al secondo passaggio della procedura per l’ingresso, cioè al rilascio del nulla osta.
Le persone migranti non riescono a entrare in Italia o a regolarizzarsi se, come spesso accade, sono già nel nostro paese in condizioni di irregolarità. Un dato su tutti dà la concretezza del fallimento: i permessi per attesa occupazione rilasciati tra il 2022 e il 2023 sono stati soltanto 230.