Il 15 dicembre, quattro giorni prima della Giornata internazionale per i diritti dei migranti, Fondazione Migrantes ha pubblicato la quinta edizione del rapporto dedicato al mondo dei richiedenti asilo e dei rifugiati.
Un focus su uno dei diritti più violati, quello all’asilo, che fa il punto non solo sul quadro delle guerre e delle crisi che hanno portato il numero delle persone in fuga nel mondo a registrare livelli più elevati di sempre, ma anche si fa denuncia di ciò che accade lungo le frontiere interne e marittime dell’Europa, dove si diffondono controlli impropri, si innalzano muri e si muore in mare.
Il report si concentra infatti sulla crescita delle detenzioni arbitrarie in Libia e sul vertiginoso calo delle domande d’asilo registrate nell’Unione europea, la stessa che grida all’allarme e si blinda.
Dito doppiamente puntato dunque: sui centri di detenzione libici che fanno capo alla Direzione per il contrasto dell’immigrazione illegale; quei lager (così li ha definiti anche papa Francesco) dove, secondo Fondazione Migrantes, tra gennaio e ottobre il numero di migranti reclusi è decuplicato: si è passati dalle 1.100 persone di gennaio alle 10mila di giugno. E dove, fino al 6 novembre, la guardia costiera libica ha riportato indietro 28.600 migranti.
E su quell’Unione europea in cui, mentre i numeri dei migranti nel mondo aumentavano (l’ultima stima parla di 82,4 milioni di persone), si registrava un meno 12% di arrivi irregolari di rifugiati e migranti e un calo di un terzo del numero di richiedenti asilo. Un crollo presente anche in Italia, dove le domande di asilo presentate nel 2020 segnano un meno 38% rispetto all’anno precedente. Tanto che, per trovare un numero così basso, occorre tornare indietro fino al 2013.
L’accusa più grave è quella che riguarda l’alto numero delle persone morte o disperse nel mar Mediterraneo: 1.559 contro le 1.448 dello scorso anno, soprattutto in quella parte centrale che riguarda Italia e Malta (oltre 1.200). (JC)
La sintesi del report è consultabile qui