Il coinvolgimento dell’Unhcr nel protocollo Italia-Albania rischia di legittimare il progetto di deportazione delle persone migranti. A esprimere questa preoccupazione è l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (asgimIGRA). La presenza dell’Unhcr, che assicura di monitorare per i primi mesi di avvio, innesca una «dinamica mistificatoria nei confronti dell’opinione pubblica e della società civile che contro un simile proposito dovrebbero battersi».
Come riporta Nigrizia, l’Unhcr non era mai stata inclusa in questa operazione inedita da parte del governo Meloni. Tanto è vero che a inizio anno, aveva redatto un documento sul Patto, esponendo tutte le perplessità soprattutto sul «quadro legislativo applicabile alle persone soggette al regime di trasferimento» e al fatto che la «mancata soluzione di tali questioni potrebbe portare a situazioni di grave violazione del principio di parità di trattamento tra richiedenti che si trovano nella medesima situazione giuridica».
L’elenco si allargava poi, comprendendo fasi di identificazione e screening, modalità delle procedure di asilo e diritto di assistenza medico legale, condizioni di trattenimento, detenzione e rimpatri. Tutte questioni che nel tempo sono rimaste aperte, fino a oggi, giornata che non vede ancora attivo nessuno dei due centri che hanno più volte visto slittare la data di partenza. L’ultima doveva essere lo scorso 20 di agosto.
La missione di una ong tedesca
Ma mentre i lavori si dilungano e i costi di definizione delle strutture aumentano, in Albania arriva la ong tedesca Mission lifeline: attiviste e attivisti hanno deciso di organizzare una missione informativa, per raccogliere i dati di quelli che definiscono in un comunicato “campi di detenzione”. L’arrivo in terra albanese, avvenuto ieri, coincide con un appello rivolto a Sea watch, Sos Humanity e ResQ a partecipare a questa missione e a coinvolgere organizzazioni, stampa e comunità per un racconto su diritti delle persone migranti che si troveranno nelle maglie di questo Patto.
Un monitoraggio che quindi di fatto affiancherebbe quello dell’Unhcr, che però riveste un livello maggiore di importanza in questo senso: l’Alto commissariato delle nazioni unite per le persone rifugiate non dovrebbe essere parte di un protocollo, ma bensì vigilare criticamente nell’esecuzione di un progetto che, come aveva segnalato già a gennaio, parte monco di presupposti di diritto essenziali. La preoccupazione dell’Asgi è, come già accaduto con la presenza in Libia e dei corridoi, non si finisca per legittimare anche il Patto Italia-Albania.