Il governo Meloni porta a casa, con l’approvazione alla Camera (ora la norma passa in Senato), il 17° provvedimento a tema migratorio da quando è cominciata questa legislatura, due anni fa: il ddl 145 meglio noto come decreto flussi. Quel decreto che doveva normare gli ingressi, aumentando il numero dei click day e dei contratti per migranti e immigrati.
Lo ha fatto imponendo il voto di fiducia e inserendo, come avevamo già scritto, tutta una serie di regole che fanno trasbordare l’oggetto della legge: dalla lista dei tanto discussi “paesi sicuri”, che danno per alcune persone migranti il nullaosta all’applicazione di procedure accelerate a, con un blitz contestato, l’emendamento della relatrice di Fratelli d’Italia Sara Kelany, che sottrae alle sezioni specializzate la competenza di decidere sulla convalida dei trattenimenti dei migranti, per passarla alle Corti d’appello. Scelta contestata dai 26 presidenti.
Ma anche le sanzioni amministrative per le navi ong che soccorrono in mare. Sanzioni che prima erano rivolte solo ai comandanti dei natanti, ora invece vengono estese anche agli armatori. Introducendo la regola che prevede, in caso di violazioni ripetute (cosa che accade spesso sui salvataggi multipli ad esempio), l’allungamento del periodo di fermo amministrativo.
C’è poi una grave deroga al codice degli appalti pubblici che fa riferimento ai contratti legati alla fornitura di mezzi e materiali a paesi terzi per il controllo delle frontiere. La gravità sta nella sottrazione dei dati. Questi contratti infatti saranno classificati come segreti e non sottoponibili dunque a verifiche.
Questo vuol dire che, se il decreto dovesse passare anche al Senato (cosa assai prevedibile), sarà possibile che la cessione di motovedette a guardie costiere tunisine o libiche possa avvenire senza controlli.