Ogni inizio anno è tempo di bilanci rispetto al passato. Così, anche questo gennaio 2022, si apre con una serie di report che fermano, dati alla mano, l’istantanea fotografica di quel che è stato il 2021 in tema migrazioni.
Un anno di picchi di arrivi e di morti, per diverse rotte via terra e via mare. Il Mediterraneo centrale, secondo il report diffuso ieri da Frontex, l’agenzia europea per le frontiere esterne, segna un incremento dell’83% dei flussi in entrata. Le quattro rotte della frontiera occidentale euroafricana contano 4.404 vittime, stando ai dati diffusi dal rapporto del collettivo Caminando Fronteras, che ogni anno monitora partenze, sbarchi e mancati arrivi.
Complessivamente, scrive Frontex, sono state quasi 200mila le persone che hanno attraversato la frontiera europea lo scorso anno. 65.362 solo nel Mediterraneo centrale. Numeri, che riportano all’anno pre-Covid 2017 e che segnano un incremento del 36% rispetto al 2019 e del 57% rispetto al 2020.
Attraversamenti pericolosi, perché sempre più complicati, invano osteggiati, violenti, criminalizzati. Rotte che si rimodulano, si tracciano diversamente nell’immediato, incrementando o diminuendo i flussi a seconda delle barriere, dei muri, dei respingimenti fisici. Ma che non si arrestano. Nonostante il continuo aumento di fondi atti a bloccarle.
Rotte, che diventano sempre più mortali, come documenta il report di Caminando fronteras, riportando i dati delle quattro monitorate: lungo la rotta canaria si contano 4.016 vittime e 124 naufragi; lungo quella di Alborán 95 morti e 10 naufragi; la rotta che parte dall’Algeria conta 191 morti e 19 naufragi, mentre in quella che corre lungo lo Stretto le vittime accertate sono 102 e i naufragi 17.
La frontiera occidentale euroafricana, con le sue decine di miglia di chilometri quadrati che separano i due continenti, ha visto aumentare il numero dei morti accertati del 102,95% rispetto ai dati del 2020. Il report racconta di 83 imbarcazioni che hanno visto scomparire tutte le persone che vi erano a bordo.
Delle 4.404 vittime accertate, provenienti da 21 paesi diversi: 4.175 sono morte attraversando la frontiera, 229 sono scomparse. La maggior parte (il 94,80%) non sono mai state recuperate dal mare. Tra queste, 628 donne e 205 bambine e bambini.
Numeri che rimangono comunque approssimativi, per quanto Caminando Fronteras li abbia confrontati con quelli delle fonti istituzionali, delle comunità migranti e delle varie organizzazioni che sono in contatto da anni con il collettivo.
Secondo Frontex, la rotta occidentale che parte dal Marocco e dall’Algeria verso la Spagna avrebbe registrato un incremento del 6%, mentre un leggero calo (-2,3%) segnerebbe la rotta verso le isole Canarie, dove sono sbarcate, complessivamente lo scorso anno, 22.504 persone. Altro fronte monitorato è quello terrestre: lungo la rotta dei Balcani nel 2021 c’è stato un incremento del 125%, dato dal passaggio di 60.540 persone.
Anche il Viminale, il 31 dicembre ha pubblicato il suo bilancio sugli sbarchi 2021. 67.040 gli arrivi via mare, per lo più di nazionalità tunisina. La stessa che è in testa anche tra i rimpatriati: gli ultimi dati, diffusi a novembre, riferivano di quasi 3mila persone rimandate indietro, oltre la metà delle quali verso la Tunisia per l’appunto (su 2.226 persone, 1.159).
Tra le persone sbarcate in Italia lo scorso anno, una su sette era un minore non accompagnato (9.478 il dato totale). A chi arriva, anche su questa rotta, occorre aggiungere chi non ce la fa: il tratto che separa l’Africa dall’Italia ha visto morire 1.864 persone… almeno questo è il dato di quelle accertate (1.448 nel 2020).