Le politiche migratorie dell’Unione Europea continuano a sollevare forti interrogativi in merito alla tutela dei diritti umani.
Una recente indagine di Lighthouse Reports ha riportato alla luce la collaborazione, tutt’altro che nuova ma sempre allarmante, tra Frontex e il governo maltese per il trasferimento di coordinate di imbarcazioni di richiedenti asilo provenienti dalla Libia alla nave gestita dal gruppo armato libico Tareq Bin Zeyad (TBZ). La TBZ è una milizia gestita da Saddam Haftar, il potente figlio del generale Khalifa Haftar, coinvolto appena lo scorso ottobre in uno scandalo legato al traffico di migranti siriani.
Da maggio, la nave della TBZ ha intercettato oltre 1.000 persone in mare, riportandoli in territorio libico. Ciò solleva dubbi sulla complicità indiretta nell’esecuzione di azioni illegali, identificate come “pullback”, che violano i diritti marittimi e umani.
La Lighthouse Reports denuncia infatti di aver trovato trovato rapporti riservati che dimostrano che gli stati dell’UE sono consapevoli della natura illecita di molte delle attività di TBZ, compreso il traffico di esseri umani. Il gruppo è stato descritto in un rapporto dell’UE come sostenuto dal gruppo militare privato russo PCM-Wagner.
Nonostante Frontex e Malta affermino di agire per il soccorso delle persone in difficoltà, il rapporto evidenzia in tutte le circostanze rilevate la presenza di alternative più sicure nelle vicinanze delle operazioni della nave TBZ, come navi mercantili e agenzie umanitarie, lasciate inattive durante questi interventi.
Contestualmente a queste accuse, arrivano anche le cifre rilasciate annualmente da Frontex sugli attraversamenti irregolari delle frontiere esterne dell’Unione Europea. E sebbene in aumento, suggeriscono una pressione migratoria inferiore alle percezioni comuni.
Se è vero che l’Italia ha per ora raggiunto il maggior numero di sbarchi dal 2016, è anche vero che a livello continentale sono stati superati di poco i numeri dello scorso anno. Si parla di circa 355.300 arrivi irregolari nel 2023 a fronte dei 330mila del 2022. Il Mediterraneo centrale rappresenta la rotta più affollata, mentre quella balcanica ha subito un arresto più duraturo, con circa 98mila attraversamenti, contro i 145mila dell’anno scorso.
Frontex segnala un aumento significativo nelle rotte migratorie dell’Africa occidentale e del Mediterraneo orientale, segnalando una diversificazione dei flussi migratori non precedentemente registrata e mette in guardia sui pericoli intrinseci a queste traversate, citando un allarmante aumento delle persone scomparse nel Mediterraneo centrale, secondo i dati dell’OIM.
Un allarme che suona quasi come un avvertimento e che sembra l’ennesima riprova dell’ipocrisia delle politiche migratorie dell’Unione Europea. (AB)