Ora lo strumento c’è. Ed è operativo dal 1° gennaio. È un regolamento dell’Unione europea che rende possibile la tracciabilità di quattro minerali provenienti da zone di conflitto: stagno, tantalio, tungsteno e oro.
Rende possibile cioè ricostruire la filiera che dalle miniere porta a ciascuno di noi (consumatori finali europei di telefonini, automobili, gioielli), chiamando le imprese a contribuire ad arginare una produzione e un commercio che si fondano anche sul lavoro schiavo e che contribuiscono ad alimentare conflitti, gruppi armati e instabilità (per esempio in Africa nell’area dei Grandi Laghi e in particolare nella Repubblica democratica del Congo).
Il regolamento si applica direttamente alle imprese che importano i minerali in questione, quale che sia la regione del mondo da cui provengono. Spetta alla Commissione europea stilare e aggiornare un elenco delle zone in conflitto.
L’Ue valuta che il regolamento chiamerà in causa tra le 600 e le 1000 imprese di importazione e, indirettamente, 500 fonderie e raffinerie di stagno, tantalio, tungsteno e oro. Le imprese hanno l’obbligo di esercitare il “dovere di diligenza”, vale a dire di accertarsi con cura e continuità della provenienza dei minerali che acquistano.
Sette anni
Il “regolamento” è lo strumento legislativo più efficace nell’Ue, in quanto si attua immediatamente su tutto il territorio e non deve essere ratificato dagli stati. Per arrivare a elaborare e rendere operativo il regolamento sui minerali dei conflitti ci sono voluti sette anni.
5 marzo 2014: la Commissione europea e l’alta rappresentante Ue per gli affari esteri fanno una proposta di regolamento.
20 maggio 2015: il parlamento europeo adotta gli emendamenti proposti dalla Commissione e decide di partecipare alle riunioni informali con il Consiglio Ue (i governi nazionali) e la Commissione.
Giugno 2016: parlamento, Commissione e Consiglio raggiungono un accordo sugli aspetti principali del regolamento; il 22 novembre si accordano sul testo finale.
2017: marzo: il parlamento Ue adotta il testo giuridico del regolamento; aprile: il Consiglio Ue adotta il testo giuridico del regolamento; 17 maggio: il testo giuridico è convertito in legge a Strasburgo; 19 maggio: il testo è pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue ed è entrato in vigore dopo 20 giorni (le imprese hanno avuto tre anni e mezzo di tempo per prenderne atto e adeguarsi).
2021: dal 1° gennaio gli importatori dell’Ue sono obbligati per legge ad esercitare il dovere di diligenza.
Rilanciare la campagna Minerali clandestini
Ad ottenere questo risultato hanno contribuito più soggetti. La Commissione Ue ha infatti dialogato con l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e consultato industrie estrattive, commercianti, fonderie, i paesi dove avvengono l’estrazione e la fusione.
C’è stato anche uno scambio di opinioni con la società civile europea, specie con quelle associazioni e organizzazioni non governative che hanno sollevato con forza il problema dei minerali dei conflitti.
Anche in Italia è operativa, anche se sotto traccia, la campagna Minerali clandestini, promossa da Rete pace per il Congo, Chiama l’Africa, Cipsi (Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale) e Maendeleo Italia.
Ora questa campagna potrebbe trovare un nuovo slancio e nuovi sostenitori, se andasse a verificare se e come il regolamento Ue è preso in considerazione in Italia. Anche perché tocca a ciascun stato membro dell’Ue accertarsi se il regolamento viene rispettato…
Per approfondire il tema del regolamento: la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale europea, un agile prontuario curato dall’Ue e un articolo di Nigrizia del giugno 2015.