È arrivata da sola, a 11 undici anni, presa in salvo dalla Ong Trotamar III. Salpata alla volta dell’Italia da Sfax, in Tunisia, una bambina originaria della Sierra Leone è l’unica sopravvissuta ad un naufragio che ha disperso le altre 45 persone presenti sulla barca con cui era partita.
E da quel momento in poi, è rimasta sola, in mezzo al mare, aggrappata a una camera ad aria e sostenuta da un giubbotto di salvataggio. Secondo il suo racconto, sarebbe rimasta in acqua per tre giorni, ma sono in corso aggiornamenti.
Quello che si sa di per certo è che una bambina ha visto annegare tutte le persone che aveva intorno. E che se non ci fosse stata la nave della Ong tedesca, sarebbe morta con loro.
Una storia tanto disturbante da smuovere le coscienze e fare rapidamente il giro dei social media, suscitando sgomento e solidarietà. Eppure, questa bambina non è né la prima, né sarà l’ultima a sopravvivere a un percorso migratorio destinato a lasciare segni indelebili sulla sua memoria. Che l’approdo sia sulle coste italiane o altrove.
La crisi in Grecia: un riflesso europeo
Save the Children, nel suo ultimo report, ha documentato un incremento degli arrivi di minori in Grecia, dove nel 2024 più di 13mila bambini hanno attraversato il mare, un aumento del 50% rispetto all’anno precedente. Le condizioni nei campi profughi greci, descritte dai bambini intervistati, sono un monito per tutta Europa: spazi insalubri, cibo scadente e mancanza di protezione mettono a rischio il futuro di migliaia di vite.
Samuel, 13 anni, racconta dal campo di Ritsona: “Quando hanno la sensazione che tu abbia fatto qualcosa, vengono con coltelli molto grandi e ti picchiano.” Altri bambini descrivono isolamento e discriminazioni, sintomi di un sistema che fatica a proteggere i più vulnerabili.
Willy Bergogné, Direttore Europa di Save the Children, sottolinea l’urgenza: “I bambini rifugiati e migranti hanno bisogno di sicurezza e protezione, non di ulteriore sofferenza.”
Un sistema d’accoglienza fragile
In Italia, il sistema di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati (Msna), circa 20mila al 30 giugno, si divide tra prima e seconda accoglienza, con una durata media di permanenza di soli 91 giorni. Questo tempo spesso insufficiente si riflette in difficoltà di integrazione e in un’alta percentuale di abbandoni volontari: nel primo semestre 2024, oltre 3.5mila minori hanno lasciato le strutture, spesso per proseguire il viaggio verso altri paesi europei. I numeri evidenziano come l’impegno dell’Italia, per quanto significativo, non basta.
La Sicilia, principale regione di sbarco, accoglie il 26% di tutti i Msna, seguita da Lombardia ed Emilia-Romagna. Secondo il rapporto semestrale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’inclusione di questi bambini e bambine rimane una sfida: l’istruzione e il supporto psicologico risultano ancora troppo spesso carenti, specie per i più piccoli. (AB)