Papa Francesco ha sta compiendo il quarto viaggio in Africa (31 gennaio-5 febbraio: Rd Congo e Sud Sudan), rinviato la scorsa estate (ufficialmente) per i suoi problemi di salute. Ovunque si rechi, il pontefice non esita nel denunciare con caparbietà le disfunzioni strutturali che nutrono il disordine mondiale.
Il mercato globale, con i dogmi delle crescita e del consumo illimitati, è la causa prima del crescente divario tra gli uomini. Individui, imprese e nazioni accumulano ricchezze sconfinate a scapito di masse in condizioni di povertà assoluta. Di qui anche il crescente fenomeno migratorio. Milioni di persone che cercano di migliorare la loro condizione economica e milioni di sfollati o rifugiati in fuga da conflitti e fame.
Oltre che interessare i governi, le agenzie umanitarie e le organizzazioni non governative, questo scenario sempre più desolante sfida anche le Chiese – e dunque anche gli istituti religiosi e missionari – a porsi in prima linea per cambiare il sistema. Papa Francesco non fa che pungolare gli operatori pastorali a rispondere a questa urgenza: parla e scrive di «Chiesa in uscita», di «andare nelle periferie», di «modello economico-finanziario che uccide» e di un sistema che genera ineguaglianza e ingiustizia sistemica.
Nigrizia, nelle pagine della “bussola” di questo numero, individua quali percorsi concreti possono imboccare e di quali comportamenti possono assumere i missionari per tradurre nella pratica quotidiana gli insegnamenti di Francesco. Se condividono le denunce del papa, i missionari per primi devono prendersi precise responsabilità e indicare alternative socio-economiche praticabili.
Se si vuole evangelizzare l’economia, si deve contribuire alla costruzione di un sistema economico-finanziario che metta al centro non la massimizzazione dei profitti e l’accumulo di ricchezza, bensì la dignità della persona e l’impegno a vedere realizzati i diritti basilari ratificati nella Dichiarazione universale dei diritti umani.
È chiaro che qui si tratta di mettere in discussione il tradizionale metodo di fare missione. Come hanno fatto alcuni comboniani che stanno attuando esperienze di economia sociale in America Latina e in Africa.
Oggi si fa missione facendo affidamento perlopiù su risorse esterne provenienti dal nord del mondo e in questo modo si coprono i costi elevati di opere sociali che i governi sono spesso restii a finanziare e che le comunità cristiane non riescono a sostenere.
L’insegnamento di Francesco invita a incarnarsi pienamente nelle realtà di emarginazione e di povertà; chiede di condividere la quotidianità dei poveri, facendo propria la loro condizione di precarietà e cercando nuove pratiche economiche per sostenere la missione; spinge a ripensare i criteri dell’evangelizzazione. Questa è certamente una modalità diversa di fare missione.
Attraverso la solidarietà, la condivisione e il lavoro pastorale si costruisce una società alternativa e si stabiliscono comunità cristiane che vivono in pienezza il Vangelo. Senza dimenticare che è necessario anche esercitare una costante pressione politica su chi governa e su chi fa le leggi.
Papa Francesco
«La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità» Evangelii gaudium (33)