Il 29 maggio è stata la Giornata internazionale delle forze di pace delle Nazioni Unite. È stata l’occasione per molti analisti, centri studi, think tank di tracciare lo stato di salute di uno degli strumenti pensati dall’ONU per mantenere la pace e la sicurezza internazionale.
Un approfondimento attento arriva dal SIPRI, l’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma. Un approfondimento che riassume i principali risultati dei nuovi dati e gli sviluppi relativi alle operazioni di pace multilaterali attualmente in corso.
E anticipando i risultati finali della ricerca si può dire che le forze di pace onusiane non godono di buona salute. Per alcune ragioni che il SIPRI mette in fila.
Prima, tuttavia, una serie di dati.
Nel 2023, sono state 63 le operazioni di pace multilaterali attive in 37 paesi o territori del mondo. Un’operazione in meno rispetto al 2022. Venti di queste sono gestite dalle Nazioni Unite, 38 da organizzazioni e alleanze regionali. Le altre 5 da coalizioni di stati.
L’Africa è il continente dove è presente il maggior numero di operazioni: 38 (24 nell’area subsahariana, 14 in Nordafrica). Seguono poi l’Europa con 19, il Medioriente con e l’Asia e le Americhe con 3 per ciascuna area.
Calo del personale
Al 31 dicembre 2023 erano complessivamente 100.568 i membri del personale internazionale impegnati in operazioni di pace multilaterali, il 13% in meno rispetto alla fine del 2022. Due dati che rappresentano sia la diminuzione maggiore sia il totale più basso osservati negli ultimi dieci anni.
La diminuzione complessiva del personale è dovuta principalmente a una diminuzione del 18% nell’Africa subsahariana. Ciononostante, quest’ultima ospitava il maggior numero di agenti internazionali dispiegati: 76.372.
Operazioni chiuse
In relazione a questo aspetto c’è da segnalare che nel corso dell’anno sono state chiuse operazioni in Mali, Sudan, Rd Congo e Repubblica Centrafricana. Recentemente anche la missione in Niger (Eucap Sahel Niger), ma è un dato di cui non ha tenuto conto il SIPRI.
Nel 2022 erano emerse 3 tendenze: i crescenti effetti delle rivalità geopolitiche; le aumentate tensioni nei rapporti tra le operazioni di pace e i paesi ospitanti; e la crescente regionalizzazione delle operazioni di pace. Tendenze tutte confermate nel 2023.
L’unica missione aperta in Africa l’anno scorso è la SAMIDRC, la missione della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC) nella Rd Congo. È stata istituita l’8 maggio 2023 ed è stata ufficialmente schierata il 15 dicembre 2023. Il suo compito è sostenere l’esercito congolese nella lotta contro i gruppi armati nell’area orientale del paese, lì dove è molto cruento lo scontro tra i gruppi armati dell’M23 e l’esercito congolese.
Fine della MINUSMA
Quattro le operazioni di pace multilaterali concluse nel 2023. Il 30 giugno 2023, dopo un decennio di operazioni in Mali, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha posto fine al mandato della Missione di stabilizzazione integrata multidimensionale delle Nazioni Unite in Mali (MINUSMA) e ne ha ordinato il completo ritiro, su richiesta del governo di transizione del paese.
I rapporti tra Bamako e il Palazzo di Vetro erano tesi da quando i golpisti hanno preso il potere Bamako. Le tensioni si sono esacerbate con l’arrivo, nel dicembre 2021, del Gruppo Wagner, compagnia militare private russa. L’alto tasso di vittime della missione ha inoltre reso i partecipanti sempre più riluttanti a schierare le truppe.
Nel gennaio 2024, poco dopo la partenza della MINUSMA, la giunta maliana ha posto fine all’accordo di pace di Algeri del 2015 sottoscritto tra gruppi ribelli del nord e il governo.
Cessata l’UNITAMS
Nel novembre 2023 il governo sudanese ha chiesto la cessazione della Missione integrata di assistenza alla transizione in Sudan (UNITAMS) con effetto immediato, sostenendo che i risultati erano stati deludenti. Il Consiglio di sicurezza ha accolto questa richiesta e la missione ha cessato il suo mandato il 4 dicembre 2023.
Istituita nel 2020 doveva sostenere la transizione del Sudan verso la democrazia. Mandato saltato in seguito al colpo di stato del 2021 nel paese. Nel giugno 2023 il ministero degli affari esteri sudanese ha dichiarato che il capo dell’UNITAMS, Volker Perthes, era considerato persona non gradita nel paese.
Sciolta l’EACRF-RDC
La Forza regionale della Comunità dell’Africa orientale (EACRF) in Rd Congo è stata sciolta l’8 dicembre 2023. Nell’ottobre dell’anno scorso, il governo congolese ha annunciato che non avrebbe cercato il rinnovo dell’operazione, dopo averne criticato l’efficacia, in particolare nella lotta al gruppo armato M23. Anche le organizzazioni locali della società civile hanno percepito l’operazione come inefficace e a Goma si sono svolte diverse manifestazioni pubbliche contro l’operazione.
Fine della MOUACA
Il SIPRI ha raccolto, invece, poche informazioni sulla chiusura della Missione di osservatori militari dell’UA nella Repubblica centrafricana (MOUACA). La missione ha cessato di operare con la fine del 2023. Fu istituita nel luglio 2020 per supportare il monitoraggio dell’attuazione dell’Accordo per la pace e la riconciliazione nella Repubblica Centrafricana del 2019. Nell’ottobre del 2022 l’UA ha incaricato la Commissione di avviare il ritiro graduale e l’eventuale chiusura della MOUACA, trasferendo le sue responsabilità di mandato alla Missione dell’UA per la Repubblica Centrafricana e l’Africa.
Le ragioni del fallimento
Secondo il SIPRI l’inefficacia e il fallimento di alcune missioni hanno precise ragioni.
Le rivalità e tensioni geopolitiche tra Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione Africana. L’accordo politico su come gestire i conflitti armati è diventato sempre più difficile nel 2023. È stato frequenta il disaccordo sull’istituzione di nuove operazioni e sulle modifiche ai mandati esistenti.
Allo stesso tempo, l’attenzione dei governi occidentali a sostenere l’Ucraìna hanno ridotto la capacità militare e i finanziamenti disponibili per le operazioni di pace multilaterali in Africa. Contemporaneamente, la Russia ha aumentato il suo impegno in alcune parti dell’Africa subsahariana, offrendo ai governi l’uso delle compagnie militari private per combattere i gruppi armati.
Rapporti con i paesi ospitanti
Ma una criticità emersa sempre più nel 2023 arriva direttamente dai paesi che hanno ospitato queste missioni. I governi dell’Rd Congo, del Mali, del Niger e del Sudan si sono chiesti sempre di più se le operazioni di pace da loro ospitate fossero adatte allo scopo, soprattutto nel fronteggiare o reprimere i terroristi e i gruppi armati. E la risposta è stata negativa.
E si sono sentiti più sicuri nel rinunciare a queste operazioni, perché in mano hanno avuto altre realtà, al di fuori del quadro delle operazioni di pace, utili per la gestione dei conflitti e che rispondevano più efficacemente alle loro preoccupazioni in materia di sicurezza.
Regionalizzazione delle operazioni di pace
L’altro aspetto su cui il SIPRI pone attenzione è la regionalizzazione delle operazioni di pace. Negli ultimi dieci anni il numero di operazioni di pace multilaterali dispiegate da organizzazioni regionali è aumentato mentre è diminuito il numero delle operazioni di pace delle Nazioni Unite.
Quali le prospettive?
Per il SIPRI sono quattro i possibili scenari per il futuro delle missioni di pace.
- L’inazione: nonostante il rinnovo di tutti i mandati delle operazioni di pace dell’ONU e dell’UA, la crescente polarizzazione potrebbe continuare a mettere a dura prova il consenso e il processo decisionale sia all’interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sia del Consiglio di pace e sicurezza dell’UA. Questa discordia potrebbe portare a congelare le operazioni di pace e la gestione dei conflitti.
- Frammentazione. L’inazione può comportare approcci sempre più frammentati alle operazioni di pace. Se la polarizzazione internazionale peggiorasse, la frammentazione potrebbe aumentare i costi e compromettere l’efficacia delle operazioni e, in casi estremi, portare a scontri tra interventi concorrenti di gestione dei conflitti all’interno dello stesso territorio.
- Fuori dale istituzioni.Se le organizzazioni internazionali e regionali si trovano in una situazione di stallo e non riescono a concordare i futuri mandati delle missioni, potremmo vedere un aumento della gestione dei conflitti al di fuori dei quadri istituzionali stabiliti. Potrebbero crescere coalizioni ad hoc od operazioni multilaterali diverse dalle operazioni di pace, come il G5 Sahel. Soluzioni “creative” che hanno già incluso l’uso delle compagnie military private in paesi come la Repubblica Centrafricana, la Rd Congo e il Mozambico. Inoltre, potrebbero aumentare le operazioni bilaterali, come ad esempio lo sforzo congiunto della Forza di difesa del Rwanda e della Polizia nazionale in Mozambico.
- Militarizzazione. Poiché le operazioni di pace multilaterali devono far fronte a crescenti richieste da parte dei governi ospitanti, è probabile che la gestione dei conflitti diventi più militarizzata e securitaria. Le operazioni di pace multilaterali potrebbero essere lentamente spinte verso approcci più militarizzati e allontanarsi dal mantenimento della pace multidimensionale.