Questo articolo è uscito sulla rivista Nigrizia di gennaio 2023
Denis Mukwege, medico, specializzato in ginecologia e ostetricia, attivista e pastore pentecostale congolese è stato invitato a Napoli, lo scorso dicembre, dall’Università Federico II che gli ha conferito la laurea honoris causa in Gestione delle politiche e dei servizi sociali.
E il Centro missionario diocesano ha fatto in modo che il dottor Mukwege, premio Nobel per la pace nel 2018, potesse incontrare la comunità cattolica. E così è stato.
La laurea gli è stata conferita nella nuova sede di Scampia dell’Università e subito dopo il medico ha tenuto una conferenza con dei toni molto duri sulla difficile situazione del nordest della Repubblica democratica del Congo. Voglio riferire alcune delle espressioni che ha usato. Ha denunciato «la scioccante indifferenza della comunità internazionale nei confronti dell’Rd Congo»; ha deplorato «il silenzio complice»; ha condannato «l’umanitarismo a geometria variabile dell’Europa» che si interessa della guerra in Ucraìna ma ignora la guerra che da quasi trent’anni si sta svolgendo nei territori di tre province congolesi: Ituri, Nord Kivu, Sud Kivu.
Il premio Nobel ha chiesto «uno slancio di interessamento e di solidarietà» e ha aggiunto: «Sono venuto a risvegliare la vostra attenzione sulla sofferenza profonda dei miei connazionali». Si è soffermato poi sullo stupro come arma di guerra, ricordando che nelle aree instabili della sua nazione c’è uno stupro ogni 5 minuti: «La violenza contro le donne e le ragazze ci riguarda tutti. È una violenza che non conosce barriere geografiche, sociali e culturali».
Sia a Scampia sia al Centro missionario ha parlato anche del suo lavoro, spiegando che dal 1999, al Panzi Hospital di Bukavu, capoluogo del Sud Kivu, sono state curate oltre 70mila donne vittime di violenza sessuale: la più giovane aveva 6 mesi e la più vecchia più di 80 anni.
E questo stato di cose si sta ulteriormente aggravando. Le ricchezze enormi del paese, pensiamo solo al coltan, al litio e al legname, in particolare nella zona del Kivu e dell’Ituri, fanno gola a Rwanda, Burundi e Uganda. Quello che sconcerta è che questi paesi confinanti s’impossessano di queste ricchezze come avessero il diritto di farlo. Lo possono fare perché utilizzano dei gruppi armati per tenere sotto controllo le aree minerarie.
Per tentare di arginare queste ruberie e riportare stabilità nel nordest sono presenti ad oggi: la missione dell’Onu, l’esercito congolese, reparti degli eserciti di Uganda, Burundi, Kenya. Senza contare gli sconfinamenti di truppe rwandesi, che però danno manforte al gruppo armato M23. Il rischio è che qui scoppi una guerra che avrebbe ricadute catastrofiche.
Mi ha molto colpito la passione di Denis Mukwege per la sua gente e la sua terra. Per me è una straordinaria figura africana che ci sta dando un grande esempio di umanità. Tra l’altro un’altra tappa del suo viaggio in Italia è stata il Vaticano: papa Francesco lo ha voluto vedere prima di recarsi, il 31 gennaio, in Rd Congo.
Noi dobbiamo convincerci che siamo coinvolti in queste vicende africane. Come centro missionario abbiamo chiesto alla comunità cristiana e ai napoletani di non dimenticare l’Rd Congo e di prestare attenzione anche alle politiche dell’Unione europea in Africa.
Denis Mukwege
È considerato il massimo esperto mondiale nella riparazione dei danni fisici e psicologici causati dalle violenze di tipo sessuale. Oltre al Nobel per la pace del 2018, nel 2014 è stato insignito dal parlamento europeo del Premio Sakharov per la sua battaglia in difesa dei diritti umani. Ha 67 anni