Se c’è un settore in Africa che sta dando grandi soddisfazioni non solo all’economia (e quindi al Pil) ma all’immagine di un continente ricco di creatività, questo è il settore della moda.
Un’industria, quella del fashion, motivo d’orgoglio per chi ci lavora, per gli africani del continente e per quelli della diaspora che vedono sempre più presenti su passerelle e collezioni prêt-à–porter forme, colori, design che li rappresentano.
Da alcune recenti analisi sono due, soprattutto, i paesi in cui l’industria della moda è in forte espansione: Egitto e Nigeria. Si prevede che questi due paesi, entro la fine del 2023, genereranno complessivamente 2,5 miliardi di dollari di entrate dal settore.
Ma non è tutto. Il volume di mercato aumenterà in Nigeria al tasso del 10,03% all’anno mentre in Egitto il tasso di crescita annuale è stimato al 16,40%.
Ovviamente saranno gli acquirenti a generare tali flussi. Acquirenti che stanno notevolmente aumentando e ad agevolarli oggi ci sono l’e-commerce e i social. Soprattutto Tik Tok molto diffuso tra la generazione Z con il suo trend Y2K e l’influenza degli artisti e della musica afrobeats. Ovvio che l’Africa e i suoi giovani non ne siano rimasti immuni.
Onda lunga
In Nigeria il boom è cominciato negli anni 80-90 del secolo scorso grazie a designer locali che avevano introdotto, appunto, abiti prêt-à-porter. Secondo un report del PwC, nel 1991 l’industria della moda nigeriana era valutata 50 milioni di dollari, (erano 10 milioni di dollari solo sei anni prima). Nel 2015 il paese rappresentava il 15% del mercato della moda nell’Africa subsahariana, mercato pari a 31 miliardi di dollari, e il settore ha continuato a crescere (17% tra il 2010 e il 2019).
L’Egitto, dal canto suo – come sottolinea Ventures Africa – si è sempre avvantaggiato della forza della sua industria cotoniera. Ci sono stati anni, come il 2009 e 2010, quando il paese aveva contratti con 23 paesi per l’esportazione del cotone per un valore di 140 milioni di dollari. La creazione di moltissime fabbriche tessili ha rafforzato la sua forza industriale e su questo il paese sta continuando a puntare con la creazione della più grande fabbrica tessile al mondo, destinata a produrre 30 tonnellate di tessuto al giorno.
A gennaio 2022 anche le esportazioni di moda del paese erano aumentate, del 54% rispetto all’anno precedente e l’Egitto continuerà a puntare su questo settore come ha già dimostrato di fare con la prima edizione della settimana della moda che è anche stata l’occasione per presentare i suoi principali marchi.
Intanto, seppure ancora giovane, è già diventato un appuntamento consolidato la Lagos Fashion Week. È soprattutto la creatività che sta consentendo alla moda made in Africa di emergere. Lo si deve ai suoi talenti, ai suoi stilisti, alle sue modelle. È d’obbligo, dunque, citare alcuni marchi che stanno facendo la storia della moda africana.
Marchi e designer
Cominciamo con le nigeriane: Fruche, fondata da Frank Aghuno, designer autodidatta che ha avuto come mentore la madre stilista. Fruche si basa sul desiderio di trovare il perfetto equilibrio tra il vecchio, il nuovo e il futuro, e ruota attorno a tecniche sartoriali culturali e artigianali. Ugualmente nigeriana è ÀSÒ, fondata dal designer e curatore di bellezza Aanuoluwa Ajide-Daniels. La casa si definisce «una documentazione di esplorazione creativa futuristica» e gioca a mettere in crisi la rappresentazione convenzionale maschile e femminile nella moda. Citiamo poi Tjwho che opera nell’ottica del trans-culturalismo con sguardi non solo al continente, ma anche all’Asia e all’Europa.
Altri interessanti contributi alla creazione sartoriale africana arrivano dal Mali, con Awa Meite, che porta il nome della regista, stilista e attrice che l’ha fondata e la cui collezione autunno/inverno 2023 è stata presentata al Portugal Fashion. Questo marchio fa rima con sostenibilità con un concetto di afrominimalismo che mette in luce le straordinarie opere degli artigiani locali.
E a proposito di sostenibilità e di industria etica, va ricordata la kenyota KikoRomeo che produce abiti originali dal 1996. Sicuramente, in questo caso, come negli altri, i social hanno aiutato a raggiungere un pubblico molto più vasto.
L’ascesa del fashion in Africa, peraltro, sta premiando da anni sperimentazione e “classicità” dei (e sui) tessuti della moda tradizionale. Come in Ghana, il cui caratteristico kente ha attratto l’interesse e la fantasia degli stilisti e che, su un altro fronte, ha permesso a personaggi come Christie Brown e Ozwald Boateng di emergere.
In Senegal sono noti i nomi e le creazioni di Selly Raby Kane e Algueye Dakar o del coloratissimo Mokodu Fall, che si definisce semplicemente “artista”. In Rwanda c’è invece Sonia Mugabo, il cui staff è composto all’80% da donne. Dopotutto è a loro che vanno i suoi modelli.
Infine – ma ovviamente non è finita qui – il Sudafrica di cui va citato il BAM Collective che esplora la moda del lusso e l’ormai noto giovane stilista Thebe Magugu, che oggi collabora con Dior.