Mozambico: uccisi l’avvocato di Mondlane e il leader di Podemos
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Si tratta di Elvino Dias e Paulo Guambe. Ieri, nella notte, a Maputo
Mozambico: assassinati l’avvocato di Venâncio Mondlane e il leader di Podemos
La società civile parla di omicidio di stato; condanne dalla comunità internazionale
19 Ottobre 2024
Articolo di Luca Bussotti
Tempo di lettura 4 minuti

Era circa la mezzanotte del 19 ottobre, la notte fra venerdì e sabato, quando, all’inizio della lunga strada dedicata al secondo presidente del Mozambico, l’Avenida Joaquim Chissano, vicino alla Piazza della Donna Mozambicana (Praça da OMM), bairro Coop, pieno centro di Maputo, due auto scure hanno affiancato la BMW dell’avvocato Elvino Dias, bloccandola, e sparando più di venti colpi di arma da fuoco nella parte anteriore del veicolo.

Il legale, il braccio destro di Venâncio Mondlane, era insieme a Paulo Guambe, mandatario del partito Podemos, che ha sostenuto la candidatura di Mondlane per le elezioni presidenziali. Entrambi sono morti sul colpo. Nel sedile posteriore sedeva una donna che è stata leggermente ferita e trasportata in ospedale da un’ambulanza. Visto che il commando non ha usato maschere, si teme per la vita di questa testimone-chiave, che potrebbe riconoscere i malviventi che hanno assassinato i due esponenti politici dell’opposizione.

Un altro omicidio di regime?

La società civile e la stampa indipendente mozambicana non hanno dubbi: si è trattato dell’ennesimo assassinio di regime, portato a temine dai cosiddetti “squadroni della morte” che da anni agirebbero all’interno delle forze dell’ordine e dei servizi di intelligence mozambicani, con l’obiettivo di eliminare personaggi ritenuti scomodi.

È di questo parere, per esempio, il giornale Carta de Moçambique, diretto da quel Marcelo Mosse, ex-collaboratore del giornalista Carlos Cardoso che, nel 2000, era stato trucidato da un altro commando in piena Maputo per avere messo il becco in affari che l’elite politico-economica del tempo non voleva far conoscere.

D’altra parte, il decennale mandato del presidente uscente, Nyusi, si era aperto, nel 2015, con l’omicidio di un altro illustre personaggio, il professore di diritto franco-mozambicano Gilles Cistac, anch’egli martirizzato in una via centrale di Maputo. A costargli la vita fu l’aver sostenuto giuridicamente le istanze di riforma istituzionale al tempo mosse da Alfonso Dhlakama, leader del partito Renamo. Quest’ultimo, nel 2014, aveva conquistato la maggioranza in 7 regioni del paese su 12, inspiegabilmente senza vincere le elezioni a livello nazionale.

Di questi omicidi, come di altri, i colpevoli non sono mai stati identificati, o sono soltanto stati arrestati gli esecutori materiali: i mandanti, probabilmente politici o addirittura istituzionali, dormono ancora sonni tranquilli.

Il caso di Elvino Dias e Paulo Gumane ha tutti gli elementi per essere ascritto a omicidio di stato: Elvino Dias, in particolare, aveva postato vari messaggi, sulle proprie pagine di Facebook e Instagram, avvisando che da giorni sarebbe stato seguito da individui appartenenti alle forze dell’ordine, che avrebbero tentato di eliminarlo già nel settembre scorso.

Insieme al candidato presidenziale Venâncio Mondlane, Dias avrebbe deciso di non rifugiarsi all’estero, ma di continuare la propria vita normalmente, nonostante le minacce da lui stesso segnalate. A pochi giorni dal proclamato sciopero generale da parte di Mondlane e di Podemos (fissato per il 21 ottobre), il paese potrebbe davvero precipitare nel caos, senza soluzioni possibili a vista.

Le condanne della società civile e della comunità internazionale…

Appena appresa la notizia, un po’ tutti i soggetti della società civile mozambicana e della comunità internazionale hanno condannato l’accaduto. Lo ha fatto, fra i primi: l’ordine degli avvocati, a cui Elvino Dias apparteneva; l’associazione dei giudici; il direttore esecutivo del Centro per la democrazia e i diritti Umani (CDD), Adriano Nuvunga. E lo ha fatto anche il governo portoghese, nonché l’Unione Europea.

…E il vero nodo politico

Tuttavia, al di là delle dichiarazioni di circostanza, il nodo da sciogliere, soprattutto da parte dell’UE, è soltanto uno: riconoscere o no il risultato elettorale che la CNE annuncerà nelle prossime ore, frutto di brogli macroscopici e dozzinali da parte del partito-stato Frelimo? Redigere un report, come l’UE ha sempre fatto, segnalando anomalie e mancanza di trasparenza, ma riconoscendo la legittimità della vittoria del partito-stato, oppure (Venezuela docet) andare oltre, disconoscendo tutto il processo elettorale e, dunque, anche la sua ovvia conclusione?

Su questo nodo si misurerà la credibilità internazionale dell’UE in Africa, e non soltanto in Mozambico. Molto terreno è stato già perso, una buona parte dell’immagine delle istituzioni comunitarie è da tempo offuscata: assumere una posizione decisa in merito al processo elettorale mozambicano, magari dimenticando per un momento gli enormi interessi energetici di paesi quali Italia, Francia e Portogallo, farebbe guadagnare all’UE stima e credibilità da parte della maggioranza dei mozambicani, aprendo scenari a oggi impensabili.

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