Il previsto incontro fra i quattro candidati presidenziali delle ultime, contestate elezioni del 9 ottobre scorso tenutesi in Mozambico non c’è stato; o meglio, è durato soltanto pochi minuti, vista l’assenza di Venâncio Mondlane, candidato di Podemos ritenuto vincitore della contesa elettorale da buona parte della politica e della società civile locale.
A fronte di questa assenza, gli altri candidati dell’opposizione (Ossufo Momade della Renamo e Lutero Simango dell’MDM) hanno pregato il padrone di casa, il presidente uscente Filipe Nyusi, di rinviare l’incontro. Un flop annunciato, ma con risvolti politici molto significativi, e premonitori di un ampliarsi dello scontro in corso nel paese, di cui continua a non vedersi la fine.
Nyusi e le mancate risposte a Mondlane
L’iniziativa presidenziale di Nyusi, di qualche giorno fa, mirava ad aprire un dialogo con le opposizioni in seguito al caos post-elettorale che sta paralizzando il paese e aveva aperto una tenue luce in fondo al tunnel di un’imminente, possibile ulteriore intensificarsi delle tensioni, fino allo spettro della guerra civile. A quell’invito Mondlane aveva risposto positivamente, ma condizionando la sua presenza a due fattori: anzitutto, il formato, che avrebbe dovuto essere online e non presenziale; in secondo luogo, una ricca agenda a cui Nyusi avrebbe dovuto rispondere.
Nel caso del primo punto, è stato mantenuto il formato presenziale, nonostante il fatto che Mondlane sia di fatto un ricercato dalla legge, e la sua presenza fisica alla riunione indetta da Nyusi lo avrebbe potuto portare dritto in carcere. Il candidato è stato oggetto di un multa da circa 480mila euro in quanto ritenuto responsabile dei danni conseguenti alle manifestazioni di piazza dei giorni scorsi da lui convocate nonchè di avere offeso il capo dello stato e la Commissione nazionale per le elezioni.
Mondlane non si è voluto assumere il rischio dell’arresto quindi, consigliato anche dai suoi seguitori, oltre che da alcuni dei suoi colleghi di opposizione, come uno dei leader storici della Renamo, António Muchanga. Il secondo punto sollevato da Mondlane riguardava una serie di elementi che avrebbero dovuto essere discussi nella riunione, in primis il ripristino della cosiddetta verità elettorale e la cancellazione delle accuse contro lo stesso Mondlane, a cui non è stata data alcuna risposta.
Il politico delle opposizioni ha spiegato, in un lungo e seguitissimo video iniziato poco dopo l’orario di convocazione della riunione alla presidenza della repubblica (intorno alle 16.40 ora locale del 25 novembre scorso) che molti altri punti erano stati messi in agenda, oltre a quelli citati e al pacchetto delle riforme istituzionali.
Casa per i giovani, aumento degli stipendi per professori e medici, fondi immediati per l’imprenditoria femminile e molto altro rappresentavano il cocktail che Mondlane aveva proposto a Nyusi e agli altri candidati, sulla base di circa 40mila email che aveva ricevuto, e che – secondo quanto da lui stesso dichiarato – erano stati elaborati dall’intelligenza artificiale, e trasformati in punti dell’agenda da discutere nella suddetta riunione.
Una nuova fase di proteste
Nello stesso video, Mondlane ha proposto una nuova fase di proteste per i prossimi tre giorni: abbandonare in mezzo alla strada le proprie automobili entro le 8.00, per poi proseguire a piedi verso il luogo di lavoro. Una protesta che certamente avrà un’adesione massiccia, in questo match di pugilato fra Mondlane e il popolo mozambicano contro un’élite politica sempre più in difficoltà, che a ogni minuto che passa rischia un clamoroso KO.
Nel frattempo, però, il governo sparerà tutte le sue cartucce a disposizione, comprese quelle di un Consiglio costituzionale che ha annunciato entro il 23 dicembre (sic!) i risultati elettorali definitivi, oltre a quelle reali che rischiano di mietere ulteriori vittime fra i giovani manifestanti, sempre più convinti di essere vicini all’agognata meta.