Mozambico: la diplomazia al lavoro per evitare il peggio - Nigrizia
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Il presidente uscente Nyusi potrebbe avere un ruolo importante nelle mediazioni (e rimanere, di fatto, al potere...)
Mozambico: la diplomazia al lavoro per evitare il peggio
L'UE si divide su nuove risorse alle truppe rwandesi, che alla fine le ottengono. Ma Kigali non è vista come completamente affidabile
19 Novembre 2024
Articolo di Luca Bussotti
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Il presidente in carica Nyusi. Foto di Chatam House. Da Wikimedia Commons

Sono ore frenetiche, quelle che si stanno vivendo in Mozambico in questi giorni. Fra missioni diplomatiche, nuovi finanziamenti europei per la lotta al terrorismo jihadista a Cabo Delgado, pronunciamenti dell’attuale presidente della repubblica, Filipe Nyusi, e documenti unitari delle opposizioni, qualcosa, forse, si sta muovendo, nel caos che ancora regna sovrano nel paese africano affacciato sull’Oceano Indiano.

Il discorso di Nyusi

Partiamo da qui, dal discorso di Nyusi. Una prolusione lunga e difficile, quella pronunciata il 19 pomeriggio, che ha toccato vari punti, mettendo però in evidenza almeno due aspetti fondamentali. Primo: si è di fatto offerto come garante di un dialogo fra le forze politiche – in particolare nominando esplicitamente tutti e quattro i candidati presidenziali alle ultime elezioni: Daniel Chapo (Frelimo), Venâncio Modnlane (Podemos), Ossufo Momade (Renamo), Lutero Simango (MDM) -, proponendo un tavolo di discussione sereno e pacifico, al fine di uscire dalla crisi.

Una proposta, questa, che, se avrà gambe per andare, non durerà certo lo spazio di un mattino, ma avrà bisogno di calma e gesso: quella calma più volte invocata da Nyusi nel suo discorso alla nazione, e che lascia intendere che il presidente si prenderà tutto il tempo necessario per pilotare il paese al di fuori della crisi, ponendo così, di fatto, una grossa ipoteca sul prolungamento della sua presidenza per un tempo indefinito (1, forse 2 anni, quanto ci vorrà per sistemare le cose).

Secondo: è stato importante ciò che Nyusi non ha detto. Certo, ha condannato le violenze da parte dei manifestanti (solidarizzando con polizia e forze dell’ordine, anch’esse protagoniste di gravi episodi ricorrenti di eccesso dell’uso della forza contro cittadini inermi), appellando al dialogo, ma soprattutto non ha proferito anatemi contro Venâncio Mondlane, né ha parlato troppo di un processo elettorale ancora in sospeso. Se non ha riconosciuto la vittoria di Mondlane, non ha neanche incoronato Chapo come presidente in pectore, facendo comprendere che, in questo momento, la mediazione è più importante dell’avere un nuovo inquilino alla Ponta Vermelha.

La missione di Verônica Macamo

Nel frattempo, Verônica Macamo, ministra degli esteri ed esponente di punta del Frelimo, è a Bruxelles dai partners europei. Motivo ufficiale: la seconda tranche di 20 milioni di euro dell’UE presi dall’European Peace Facility, per garantire alle truppe rwandesi di stanza a Cabo Delgado di continuare a sostenere la lotta contro gli attacchi jihadisti, iniziati nel 2017. Le critiche non sono mancate. Anzi, si sono sviluppate da due diversi fronti: da un lato, dal fatto che il Rwanda, mediante il gruppo M23, continua a sabotare la parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, mettendone a rischio la sicurezza, secondo quanto anche accertato da recenti report delle Nazioni Unite. Nessuno potrà garantire, infatti, se quei soldi andranno tutti, effettivamente, a coprire le spese militari rwandesi a Cabo Delgado, o se una parte sarà stornata verso lidi congolesi.

Questo aspetto ha tenuto banco all’interno del dibattito fra i vari paesi europei. Alla fine, hanno prevalso gli interessi di Francia, Italia e Portogallo, che hanno caldeggiato l’esborso di questa notevole cifra al Rwanda, contrariamente alla posizione di paesi come Belgio, Germania, Svezia e Olanda.

Dall’altra parte, dall’opposizione interna al Mozambico, si è letta questa missione della ministra Macamo nel senso di voler “vendere” il paese, andando a chiedere il riconoscimento della vittoria del Frelimo e del suo candidato alle elezioni del 9 ottobre scorso, in cambio di condizioni ancora più favorevoli delle attuali rispetto agli investimenti in materie prime strategiche, gas in primo luogo. Da parte inglese, il prestigioso e potente centro studi Chatam House ha invitato Daniel Chapo, il vincitore per adesso ufficiale delle elezioni – ma nella lettera di invito tale esito viene già dato per acquisito – per un incontro londinese, dai contorni non meglio definiti, ma per lo meno intempestivo, vista la situazione di incertezza che ancora caratterizza il risultato elettorale mozambicano.

Anche le opposizioni si muovono

Le opposizioni non sono state a guardare: anche loro sentono la responsabilità di un paese che sta precipitando velocemente verso un nuovo conflitto civile, cosicché hanno assunto una posizione ufficiale. Avendo come primo firmatario Albino Forquilha, presidente di Podemos, seguito dai leader di MDM (Lutero Simango), Nova Democracia (Salomão Muchanga), Partito ecologista e diverse altre piccole formazioni politiche di opposizione, i leader hanno messo nero su bianco che i risultati elettorali pubblicati dalla Commissione elettorale nazionale (CNE) devono essere respinti, che è necessario un audit forense degli stessi, e che sino a quando la verità elettorale non sarà stabilita, le opposizioni continueranno a promuovere manifestazioni pacifiche.

La Renamo non ha firmato il documento, ma si era già pronunciata nei giorni scorsi nel senso di dover procedere all’annullamento delle elezioni, da parte del Consiglio costituzionale.

Le posizioni, al momento, sono ancora inconciliabili; tuttavia, il discorso di Nyusi e l’iniziativa delle opposizioni non vanno necessariamente verso direzioni opposte. La via è stretta, ma una piccola luce in fondo al tunnel, forse, si sta accendendo. Il nodo sarà comprendere la posizione del Consiglio costituzionale: se Chapo sarà dichiarato vincitore, qualsiasi margine di trattativa sarà chiuso, altrimenti le strade di una mediazione, magari pilotata da Nyusi, non saranno del tutto impossibili.

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