Mozambico: fra manifestazioni e boicottaggi anti-governativi - Nigrizia
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Clima sociale sempre più teso
Mozambico: fra manifestazioni e boicottaggi anti-governativi
La crisi e gli aumenti dei prezzi spingono la popolazione delle principali città a proteste inusuali per il paese. Vista l’impossibilità di contare sulle apatiche forze sindacali e dell’opposizione, la gente opta per il boicottaggio del lavoro
18 Luglio 2022
Articolo di Luca Bussotti
Tempo di lettura 4 minuti
I chapa a Maputo restano ancora in gran parte fermi

Non è stato e non sarà come in Tunisia, Ghana, Angola e altri paesi africani. In Mozambico, scioperi di categoria o generali difficilmente potranno essere proclamati e realizzati in modo aperto, con le organizzazioni sindacali alla guida dei cortei.

Dopo le grandi manifestazioni del 2008 e del 2010, che avevano portato a una ventina di morti fra la popolazione a causa della reazione della polizia locale, nessun’altra iniziativa popolare di una qualche importanza è stata più organizzata.

Il controllo governativo si è esteso alle reti di telefonia mobile, comprese quelle sociali, con le principali città (Maputo e Beira in primo luogo) blindate e pattugliate da polizia ed esercito, soprattutto quando – come nei giorni scorsi – erano evidenti le avvisaglie di nuove manifestazioni popolari.

Per il momento, si è avuta una doppia ondata di manifestazioni: la prima, che ha visto come protagonisti i trasportatori privati dei mezzi semi-pubblici conosciuti localmente come “chapa” risale a un paio di settimane fa, proprio in concomitanza con la visita del presidente Sergio Matarella.

Durata un paio di giorni, la manifestazione – più simile a una serrata che a una rivolta popolare – ha paralizzato la Grande Maputo, inducendo il governo ad annunciare misure di sostegno specifiche per questi trasportatori privati.

Una seconda, che risale alla fine della settimana scorsa, ha invece visto come protagonisti cittadini comuni, che hanno usato le armi consuete – barricate presso le principali vie di accesso al centro di Maputo e pneumatici bruciati in pubblica piazza – al fine di impedire l’accesso ai luoghi di lavoro da parte di centinaia di migliaia di mozambicani.

La polizia ha sparato qualche colpo di pistola in aria, usando anche gas lacrimogeni per disperdere la folla, ma chi pensa che vi siano stati scontri cruenti troverà poca materia per uno scoop giornalistico. Sia la stampa nazionale pubblica che quella internazionale hanno ignorato l’aggravarsi della situazione socio-economica in Mozambico.

Viceversa, la novità è che la popolazione, nelle forme consentite dal contesto mozambicano, sta provando a ribellarsi contro una condizione economica insostenibile.

I fattori che stanno determinando queste forme di lotta in apparenza “deboli” sono due: da un lato, lo stato di poliziamento delle principali città funge da eccellente deterrente per tipologie più aggressive di lotta; dall’altro, l’apatia dei sindacati non aiuta a organizzare in un movimento esplicito le rivendicazioni popolari.

A questo proposito va ricordato che proprio quattro delle principali sigle sindacali locali avevano espresso, in un comunicato stampa dell’8 luglio scorso, tutte le loro critiche rispetto a una politica governativa incapace di contenere l’incremento dei prezzi, nonché i livelli ormai patologici di corruzione dell’amministrazione pubblica mozambicana.

Un comunicato, però, che non si era concluso con un epilogo che a tutti era sembrato scontato, ossia la proclamazione di uno sciopero generale. Anzi, quando, nelle reti sociali, era iniziata a circolare l’informazione di una manifestazione dei “senza volto”, quelle stesse sigle sindacali avevano ricalcato le parole del portavoce della polizia, indicando alla cittadinanza di non aderire a tali provocazioni, restando “calmi e sereni”.

A fronte di un evidente appiattimento dei sindacati su posizioni governative, la popolazione ha allora scelto l’unica forma di protesta possibile in questo contesto: il boicottaggio.

Con i chapa ancora in larga parte fermi, la massa dei lavoratori che quotidianamente si sposta dalle periferie al centro di Maputo è rimasta a casa, provocando così – secondo l’economista Egas Daniel – un danno indiretto alla produzione di ricchezza nel paese, calcolato intorno ai 60 milioni di dollari al giorno.

Le previsioni del Banco centrale del Mozambico non sono rosee: i prezzi continueranno ad aumentare e, presumibilmente, siamo soltanto all’inizio di una lunga stagione calda, che potrà continuare con boicottaggi come quelli appena ricordati, oppure sfociare in rivolte più aperte, nel caso in cui la situazione peggiori ulteriormente, e magari anche le forze dell’ordine allentino un po’ la presa rispetto a una crisi economica che coinvolge direttamente anche loro e le loro famiglie.

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