Se c’è un tema che sta a cuore a molta parte dell’elettorato del Mozambico, questo è il rapporto fra stato e multinazionali.
Le prospettive con cui questa tematica si sta sviluppando in una campagna elettorale dai contenuti piuttosto poveri sono essenzialmente due: da un lato, la necessità di rinegoziare i contratti con le grandi società che hanno deciso di investire in Mozambico; e dall’altro, più sullo sfondo, l’impatto ambientale di alcuni di questi mega-progetti sul territorio.
Mega-progetti: una questione irrisolta
Quando, negli anni Novanta, il Mozambico era appena uscito da una guerra fratricida durata 16 anni, il “consiglio” che il Fondo monetario internazionale (FMI) dette al governo guidato allora dal presidente Joaquim Chissano fu di favorire gli investimenti diretti esteri.
Lo stesso FMI, in una pubblicazione di una ventina di anni fa, sottolineava come questi mega-progetti (a cominciare da quello della Mozal per la lavorazione dell’alluminio a Matola, nella provincia di Maputo), pur all’interno di una visione che si manteneva positiva su di essi, «contribuirono poco per le finanze pubbliche», visto il regime fiscale molto favorevole di cui le multinazionali straniere godevano al tempo.
Inoltre, investimenti di quel tipo, capital-intensive, non contribuirono troppo neanche a risolvere la questione occupazionale, fortemente critica, soprattutto per la gioventù locale.
L’inquinamento, poi, fu un altro tema che immediatamente fu sollevato da associazioni ambientaliste e cittadini: basti ricordare, qui, l’impatto sul territorio della stessa Mozal, o ancor di più quello del carbone di Tete, sfruttato prima dalla brasiliana Vale, e oggi dall’indiana Vulcan ().
Per non parlare della violazione dei diritti umani, sia dei lavoratori che delle comunità locali.
Le proposte dei candidati
Proprio su questo tema si è espresso in questi giorni il filosofo mozambicano Severino Ngoenha, che ha ricordato la necessità di rinegoziare i contratti con le multinazionali straniere. Queste, infatti, lasciano pochissimo nelle casse dello stato mozambicano, al di là di qualche posto di lavoro e di molto inquinamento.
Secondo Ngoenha non è soltanto urgente rinegoziare, ma anche saperlo fare, con persone adatte, sia da un punto di vista tecnico che etico, avendo come bussola il bene comune, e non quello personale, come avvenuto in questi decenni. E su questa linea vanno anche le indicazioni di diversi candidati alle elezioni presidenziali.
Venâncio Mondlane, per esempio, ha promesso di rinegoziare tutte le condizioni contrattuali con le multinazionali presenti in Mozambico, in un comizio tenuto nei giorni scorsi proprio a Tete, una delle province a maggior concentrazione di investimenti esteri, così come di un deleterio impatto sull’ambiente dell’estrazione di carbone e, oggi, anche di metalli rari.
Secondo Mondlane, due nuove istituzioni dovranno essere create, nel caso in cui venga eletto presidente: un istituto di gestione geologica e mineraria, e uno di gestione delle risorse idriche.
Inoltre, Mondlane proporrà al parlamento una riforma costituzionale, al fine di introdurre il diritto al consumo di acqua potabile come uno dei diritti fondamentali in Mozambico.
Una posizione simile è stata espressa anche dal candidato del partito al potere, il Frelimo, supportato in questa sua posizione dall’intervento dell’ex-presidente Chissano, che aveva sottolineato nei giorni scorsi la necessità di rinegoziare gli accordi coi grandi investitori stranieri.
Chapo, però, ha enfatizzato maggiormente la necessità di ampliare le politiche di responsabilità sociale delle grandi multinazionali, più che rinegoziare con loro contratti in essere e, quindi, difficilmente modificabili, seppure non abbia escluso questa possibilità.
Il richiamo alla realtà
Un richiamo alla realtà è stato fatto da Marcelo Mosse, uno dei giornalisti di punta in Mozambico, cresciuto alla scuola del collega Carlos Cardoso, ucciso da un killer il 22 novembre del 2000 a causa del suo giornalismo investigativo, proprio su questioni economico-finanziarie che in quegli anni stavano scuotendo il mondo politico mozambicano.
Facendo professione di realismo, Mosse ha ricordato ai candidati presidenziali che la ricontrattazione degli accordi stipulati soprattutto nel settore del gas (compreso l’investimento dell’ENI a Cabo Delgado) fa parte di promesse elettorali quasi impossibili da mantenere.
Gli accordi di “stabilizzazione fiscale” su cui le varie società straniere hanno poi preso la decisione finale di investimento sono infatti vincolanti, almeno per i primi dieci anni, per cui le effettive possibilità di modificarli sono praticamente nulle.
Insomma, fra gli slogan elettorali e quanto potrà farsi dopo le elezioni la distanza appare notevole, se non incolmabile…