Dopo che il partito da sempre al potere, il Frelimo (Fronte di Liberazione del Mozambico) aveva scelto, la settimana scorsa, un candidato a sorpresa nella persona di Daniel Chapo, nella sua notte più lunga (quella fra il 15 e il 16 maggio) la Renamo (Resistenza Nazionale del Mozambico) ha fatto altrettanto, tuttavia senza alcuna sorpresa.
Il VII Congresso di questa formazione politica ha infatti rieletto, a maggioranza assoluta, l’attuale presidente, Ossufo Momade, come proprio leader, confermandolo anche come candidato per la presidenza della Repubblica, per le prossime elezioni di ottobre.
La notte più lunga (e burrascosa)
Venti di tempesta spiravano sin dalle prime ore del mattino presso la sede del congresso della Renamo, in Alto Moloque, nella provincia della Zambezia, centro-nord del paese e una delle roccaforti dell’opposizione politica del Mozambico.
Le candidature per la presidenza del partito erano dieci a poche ore dall’inizio del congresso, anche se poi quelle che hanno effettivamente partecipato alla conta sono state sei, di cui soltanto tre minimamente competitive: quella dello stesso Momade, quella del fratello di Afonso Dhlakama, defunto leader del partito, Elias Dhlakama, già sconfitto nel precedente congresso da Momade, e quella di Ivone Soares, nipote di Afonso Dhlakama, e classificatasi al terzo posto, con una quarantina di voti.
Ma le tensioni venivano da chi, a questo congresso, non si è potuto candidare: Venâncio Mondlane, deputato della Renamo e il più carismatico e popolare dei leaders politici mozambicani oggi in circolazione, al contempo moderno ma con solidi valori etici e religiosi, vicino al movimento di “Potere al Popolo” dei seguaci del defunto rapper Azagaia e capace di sconfiggere (al netto di brogli elettorali giganteschi) il Frelimo nel comune di Maputo alle elezioni dell’ottobre scorso.
Da tempo Mondlane aveva espresso il desiderio di sfidare Momade – ritenuto inadeguato, per storia, formazione personale e capacità politiche – alla guida della Renamo.
E tuttavia, dopo che Momade era stato forzato proprio dagli avvocati di Mondlane (e dal tribunale di Maputo) a convocare il congresso che avrebbe dovuto essere celebrato entro gennaio di quest’anno, insieme ai suoi più stretti collaboratori si era inventato un “profilo” di candidato che escludeva Mondlane dalla competizione interna.
Nonostante l’ennesima decisione giudiziaria, che ammetteva Venâncio Mondlane al congresso, la dirigenza della Renamo gli ha vietato persino di entrare, facendo perdere di interesse all’evento. Escluso Mondlane, infatti, la vittoria di Momade era scontata.
Meno scontate, invece, le violenze perpetrate a danno di Manuel de Araújo (attuale sindaco di Quelimane e membro di punta del partito) e soprattutto della sua guardia del corpo, così come a giornalisti presenti per coprire l’evento.
Un atteggiamento a dir poco contraddittorio rispetto allo spirito fondativo della Renamo, nata negli anni Settanta proprio con l’intento di portare la democrazia nel paese, ma che, evidentemente, ha dimenticato le proprie origini.
Ossufo Momade e il peso della responsabilità
Sarà totale la responsabilità di Momade in occasione delle elezioni presidenziali del prossimo ottobre. In modo tenace e pervicace, Momade ha voluto escludere dalla corsa alla presidenza del partito il suo antagonista principale, Venâncio Mondlane, ma la questione non può ridursi a un duello rusticano fra due individualità completamente differenti.
Mondlane, infatti, è ormai il riconosciuto leader del vasto gruppo dei giovani organizzati di “Potere al Popolo”, il cui potenziale elettorale sembra notevole.
Annunciata la dipartita dalla Renamo, Mondlane potrà adesso correre da indipendente con un nuovo partito (ipotesi improbabile, visti i tempi assai stretti in vista dell’appuntamento elettorale), oppure aggregarsi ad altre formazioni minori (le principali sono il Movimento Democratico del Mozambico, in cui ha già militato e che però ha già designato Lutero Simango quale candidato per la presidenza della Repubblica, e Nuova Democrazia), per provare non tanto a vincere le elezioni contro il Frelimo (il cui trionfo sembra scontato), quanto per disputare con la Renamo il secondo posto nello scacchiere politico mozambicano.
Quel che è certo è che Ossufo Momade si è preso una enorme responsabilità: escludere Mondlane, di fatto, dalla Renamo, col suo potenziale elettorale, ha fatto ricadere su di lui l’intero peso del risultato alle prossime elezioni di ottobre.
Un peso che dovrà partire da quanto ottenuto alle ultime presidenziali, quando Momade si attestò su quasi il 22% dei voti validi, e sotto al cui risultato non ci sarà che dichiarare la sconfitta, con l’apertura di una fase ancora più complicata nella vita del partito.
Un partito che, dopo sei anni dalla morte del suo leader storico, Afonso Dhlakama, non ha ancora trovato un assetto tale da competere in modo serio col Frelimo per il governo del paese.