Il Consiglio nazionale della Renamo (Resistenza nazionale del Mozambico, il primo partito di opposizione del paese), appena conclusosi, ha confermato la linea che il suo presidente, Ossufo Momade, aveva già annunciato nei giorni scorsi. In vista del congresso che si terrà nella provincia della Zambézia fra il 15 e 17 maggio prossimi, il profilo del nuovo leader dovrà rispondere a tre requisiti fondamentali, oltre a essere membro effettivo del partito: almeno 15 anni di militanza nella Renamo, essere antico combattente (ossia avere partecipato alla guerra dei 16 anni contro il governo del Frelimo e/o a quella più recente, dal 2013 al 2018) e non avere avuto questioni disciplinari o dispute giudiziarie col partito, mentre è stato tolta la clausola di avere ricoperto la carica di segretario generale del partito, la seconda dopo quella di presidente, che in un primo momento aveva circolato come una delle condizioni imposte dal Consiglio nazionale.
Degli attuali membri della Renamo, l’unica figura che risponde a questi requisiti è Ossufo Momade stesso, presidente in funzione, che aveva già ricoperto la seconda carica del partito, sotto la presidenza del leader storico, Afonso Dhlakama, quando era il capo dell’esercito di quella formazione politico-militare, oggi smobilizzata. L’esito del congresso, quindi, è più che scontato, visto che altri potenziali candidati, quali, in primo luogo, il popolarissimo Venâncio Mondlane, ma anche il fratello minore di Dhlakama, Elias, o il sindaco di Quelimane, Manuel de Araújo, non riuniscono simultaneamente tutti e tre i requisiti indicati dal Consiglio nazionale.
Scissione in vista
Una crisi, quella della Renamo, figlia di un successo elettorale in parte inaspettato: quello nel sud del paese alle ultime elezioni comunali. In questa circostanza, Mondlane, deputato di quella formazione politica e candidato alla carica di sindaco della capitale Maputo, aveva di fatto vinto le elezioni, fermato soltanto da consistenti brogli elettorali, che ne hanno impedito l’elezione dal punto di vista formale. Lo stesso è accaduto nella seconda città del paese, Matola, mentre a Vilankulos la Renamo ha conquistato il suo primo comune nel sud del paese. Chi ha permesso questi successi è stato, in larga parte, il movimento dei giovani creatosi dopo la morte del rapper Azagaia, Potere al Popolo, che si è stretto intorno alla leadership di Venâncio Mondlane e di altri quadri giovani del partito, garantendo una performance elettorale invidiabile.
Una performance che, però, ha impaurito, paradossalmente, il leader Momade, poco attivo durante la campagna elettorale, così come nella delicata fase di conteggio dei voti. Il leader del principale partito di opposizione, in Mozambico, gode di privilegi anche economici stabiliti dalla legge, cosicché lasciare il posto a un concorrente interno significherebbe anche rinunciare a tali privilegi. Il che, evidentemente, non rientra nei piani di Momade. La questione, tuttavia, è assai più complessa rispetto a una disputa che sembra esclusivamente di tipo personalistico o legata a benefici economici, ma che tocca il cuore del futuro della Renamo: questa formazione politica, oggi, non dispone più di un esercito, dopo che il processo di smobilitazione è stato completato, così come la leadership carismatica di Afonso Dhlakama è ormai perduta per sempre, dopo la sua morte a maggio del 2018.
La Renamo, allora, dovrebbe trasformarsi in un partito politico tout court, con una leadership diffusa e condivisa, e inglobando al suo interno le migliori forze del paese che si oppongono al regime del Frelimo, a cominciare dai giovani di Potere al Popolo che esigono un cambio di marcia e di generazione alla guida del paese. Tuttavia, anziché aprirsi a questa prospettiva, il partito si è chiuso in quelle che ritiene essere le proprie certezze, ossia la base elettorale costituita dai vecchi militari, con capacità politica molto limitata. Risultato: Venâncio Mondlane, con tutto ciò che di novità rappresenta per la Renamo e per la politica mozambicana in generale, rischia di restare fuori da tutto, in vista delle elezioni presidenziali e parlamentari previste per ottobre prossimo.
I tempi sono strettissimi, e a questo punto le scelte sono limitate: rivolgersi nuovamente al tribunale per denunciare la violazione degli statuti della Renamo da parte del Consiglio nazionale rispetto al profilo relativo alla figura del prossimo presidente, affrettarsi a fondare un suo movimento, o accasarsi in uno dei partiti minori, il Movimento democratico del Mozambico (MDM), in cui aveva già militato prima di approdare alla Renamo, o Nova Democracia, una formazione giovane ma abbastanza dinamica, piuttosto distante dalla tradizione politica della Renamo così come del partito di governo.
Frelimo: larga vittoria in vista
Queste dispute all’interno dei partiti di opposizione agevoleranno la peraltro già prevedibile vittoria, alle prossime elezioni presidenziali, del Frelimo. Mai come oggi l’adagio andreottiano secondo cui “il potere logora chi non ce l’ha” risulta attuale nella politica mozambicana. L’autostrada che le opposizioni stanno predisponendo per un’ennesima affermazione del Frelimo è tracciata, basterà continuare così per completarla, anche senza bisogno dei consueti brogli elettorali che il partito di governo puntualmente mette in pratica in modo capillare. La vittima di una tale situazione è la democrazia. Pensare che proprio la Renamo, che ha fatto due guerre di quasi vent’anni per imporre questo modello di governance a tutto il paese, sia incapace di attivare meccanismi interni pluralistici e inclusivi conferma quanta strada vi sia ancora da fare affinché il Mozambico diventi un paese dalla dialettica politica “normale”.