Nessuna fumata bianca per l’investimento (vicino ai 23 miliardi di dollari) della francese TotalEnergies ad Afungi, provincia di Cabo Delgado. Total aveva sospeso le attività circa due anni fa, a causa dei continui attacchi terroristici in zona.
Fu al tempo evocata una clausola, i “motivi di forza maggiore” – prevista dal contratto fra la multinazionale francese e il governo mozambicano – per sospendere le operazioni in loco e rimandare la decisione finale di investimento.
Con grande delusione da parte delle autorità di Maputo, che intravedevano nelle royalties derivanti dal gas naturale liquefatto (Lng) di Afungi un modo – forse l’unico – per rimettere in equilibrio un bilancio sempre più dissestato.
Ottimismo di Maputo, prudenza di Parigi
Le “cause di forza maggiore” evocate dalla Total sarebbero state rimosse, secondo quanto affermato da fonti governative mozambicane. Lo stesso presidente Nyusi, a fine aprile, aveva dato come imminente il ritorno della Total ad Afungi, classificando l’ambiente di lavoro comune come «assai favorevole».
Nel frattempo, però, al di là delle ottimistiche previsioni dal lato mozambicano, la Total aveva posto condizioni complesse per la ripresa dell’investimento: anzitutto, un contesto generalizzato di sicurezza non soltanto ad Afungi, ma in tutta l’area circostante; in secondo luogo, una presenza istituzionale completa da parte del Mozambico; e infine, l’obbligo, da parte del governo di Maputo, di sobbarcarsi le spese per la formazione e il mantenimento di una forza speciale di sicurezza alle dipendenze della multinazionale francese, da scorporare dalle royalties del gas a cui il Mozambico avrebbe avuto diritto.
L’ottimismo ostentato negli ultimi mesi da Maputo si è manifestato anche attraverso visite di giornalisti e televisioni sul terreno, nella zona di Mocimboa da Praia e Afungi, a testimoniare il ritorno a una situazione di normalità.
Ritorno a cui la Total ha soltanto in parte creduto: a febbraio la multinazionale francese ha infatti incaricato un esperto, il presidente di Action Against Hunger, Jean-Christophe Rufin, medico e diplomatico, di produrre un report sulla situazione umanitaria e della sicurezza in tutta l’area.
Risultato: secondo la Total, le condizioni non sono ancora mature per una ripresa dell’investimento, deludendo le aspettative del governo.
Le ragioni del rinvio: verità o ricatto?
Nella posizione di attesa della Total esiste un fondo di verità: la presenza istituzionale delle autorità mozambicane si riduce al ripristino del funzionamento dei distretti, ossia alla situazione precedente agli attacchi terroristici del 2021.
Tuttavia, ciò non sarebbe sufficiente per la Total, che vorrebbe vedere installate e funzionanti a pieno regime tutte le istituzioni locali, dai sindaci delle città alle autorità di giustizia a tutti i settori decentrati dello stato, compresi educazione e salute.
In un territorio – occorre sottolinearlo – dove lo stato mozambicano ha sempre brillato per assenza.
Inoltre, anche in termini di sicurezza, a corroborare le perplessità della Total sta girando un video, in questi giorni, nelle reti sociali mozambicane, in cui un soldato delle forze armate governative viene interrogato e ripreso negli ultimi istanti di vita, prima di essere giustiziato da un gruppo di jihadisti che lo avevano catturato: e il video si riferisce alla zona di Muidumbe, meno di 100 chilometri a sud-ovest di Mocimboa da Praia…
La stampa locale, anche quella privata, spesso distante dalle posizioni governative, sta parlando di vero e proprio “ricatto” da parte della Total nei confronti del governo mozambicano. Un ricatto figlio del potere negoziale della multinazionale francese di fronte a un governo sempre più in difficoltà.
Guardando altrove?
Ma il sospetto principale è che la Total stia guardando altrove. In Qatar, la Total ha già deliberato un investimento sul gas da 30 miliardi di dollari, superiore, quindi, rispetto a quello fatto in Mozambico, e in assoluta sicurezza.
Inoltre, ha appena ceduto il 25% delle proprie quote di un giacimento di gas in Iraq, iniziato nel 2021, alla QatarEnergy, per un valore di circa 10 miliardi di dollari.
Total resterà il socio maggioritario dell’investimento, col 45% delle quote, che si andrà a integrare con quello di cui sopra in territorio qatarino.
Le strategie della Total fanno presumere che il Mozambico non costituisca più un asset prioritario. Per la ripresa dell’investimento, quindi, le condizioni da imporre al governo di Maputo potrebbero essere sempre più capestro.
Una brutta gatta da pelare per il governo Nyusi, nel caso in cui Total continuasse a fare melina, prolungando quella che, al momento, sembra essere un’agonia, più che un’attesa.