In Mozambico c’erano molte aspettative per l’incontro fra il Presidente della repubblica, Filipe Nyusi, e il candidato di Podemos, Venâncio Mondlane, autodichiaratosi (probabilmente non a torto) vincitore delle elezioni presidenziali dello scorso 9 ottobre. Un incontro virtuale, durato circa 90 minuti, di cui, tuttavia, sembra che non vi saranno tempi supplementari, né calci di rigore.
La partita bilaterale fra le due principali parti interessate al conflitto post-elettorale in Mozambico è probabile che sia già finita. Che cosa i due si siano detti esattamente non è dato sapere: Mondlane ha affermato che il presidente uscente sta cercando di forzare la mano per rimanere al potere. Il capo dello Stato ha smentito, dicendo di non desiderare un terzo mandato nonostante «fossero in molti a volerlo».
La versione di Mondlane
Mondlane, nello stesso pomeriggio in cui ha avuto l’incontro con Nyusi (18 di dicembre) si è collegato online col gruppo parlamentare europeo Renew Europe, di ispirazione centrista e liberale. Il candidato ha voluto ragguagliare gli eurodeputati su cosa si sta vivendo in Mozambico e indicare quali iniziative potrebbe assumere l’Unione Europea.
Mondlane ha fatto sapere in questa circostanza che, poche ore prima, l’incontro con Nyusi non aveva portato ai risultati desiderati. E che, anzi, l’impressione avuta da Mondlane non è soltanto che il Consiglio Costituzionale mozambicano (istanza ad avere una parola definitiva in merito ai risultati elettorali) confermerà la vittoria del candidato del Frelimo, Daniel Chapo, ma addirittura che Nyusi intenda dichiarare lo stato di emergenza, per procrastinare di qualche settimana, o magari di qualche mese, il proprio mandato.
Le ragioni per annunciare la misura eccezionale sarebbero ovviamente i disordini che da settimane scuotono il paese e che a oggi avrebbero causato oltre 100 vittime, la cui responsabilità è attribuita in primo luogo a Mondlane.
Nyusi si è fatto attendere diverse ore e ha parlato alla nazione nella serata di ieri. «Ho sempre detto che non ho intenzione di rimanere al potere – ha affermato Nyusi – e tanto meno di volere un terzo mandato, come molti volevano (…) o addirittura (…) proclamare lo stato d’assedio o dichiarare lo stato di emergenza per mantenermi al potere. I mozambicani possono essere fiduciosi e sicuri del fatto che questo non accadrà», ha chiosato il presidente.
Parole che sembrano convincere ben poco i mozambicani e soprattutto le opposizioni, come si evince anche dando un’occhiata alle reti sociali vicine a Mondlane. Eppure anche esponenti di spicco della vecchia guardia del Frelimo hanno a più voci espresso la loro contrarietà rispetto a una designazione presidenziale da parte del Consiglio Costituzionale – appunto, quella di Chapo – che non rispecchierebbe la volontà degli elettori.
Parlando da remoto con gli eurodeputati, Mondlane ha toccato anche il tema della posizione dell’Unione Europea rispetto alla crisi mozambicana. Una posizione che, secondo quanto dichiarato dalla deputata portoghese di Renew Europe, Ana Vascolcelos Martins, riprendendo le parole di Mondlane, dovrebbe essere di maggiore attenzione verso il Mozambico, in linea con quanto fatto per il Venezuela. Una scarsa attenzione di cui la deputata portoghese ha dichiarato di non sapere ancora spiegare la causa, ma che sarà oggetto di approfondimento nei prossimi giorni.
Aspettando la pronuncia del Consiglio Costituzionale
L’incontro virtuale fra Mondlane e Nyusi ha rappresentato, probabilmente, l’ultima chance per cercare di mediare un conflitto che ha portato, sino a oggi, a oltre 130 morti e alcune centinaia di feriti. Un bilancio che potrebbe peggiorare rapidamente dopo che il Consiglio Costituzionale avrà scritto la parola fine su questo lungo e complesso processo elettorale, proclamando (almeno questo è ciò che, in molti, oggi, pronosticano) Daniel Chapo come presidente della Repubblica.
Con una sostanziale differenza rispetto a quanto accaduto sino a oggi: Mondlane ha dichiarato che la prossima settimana sarà questione «di vita o di morte», e che l’intera responsabilità per la probabile degenerazione della situazione starà tutta nelle mani di Lúcia Ribeiro, la presidente della Corte Costituzionale. Una degenerazione che lo stesso Mondlane difficilmente potrà contenere, tanto più trovandosi da tempo fuori dal paese.
Lo scenario che si intravede è quello di una diffusa guerriglia urbana, senza una leadership identificabile, quindi in balia di una popolazione stanca, frustrata e che si è sentita, con le elezioni del 9 ottobre scorso, maltrattata e non rispettata: in una parola, la gente è disperata. Dinanzi a una prospettiva di rivolte sparse e spontanei, le forze dell’ordine avranno molto filo da torcere. È possibile che continuino a rispondere nelle stesse modalità adottate finora: con abusi e violazioni dei diritti umani più elementari dei loro concittadini.
Sino a quando tutto ciò potrà reggere è impossibile dire. Quel che è certo è che un’Unione Europea un po’ più coesa e decisa sul fronte mozambicano potrebbe (o avrebbe potuto, già al passato) evitare un inutile bagno di sangue e l’inasprirsi del tratto illiberale del governo guidato dal Frelimo, al di là di chi sia il suo interprete occasionale.