Suo padre era membro del Frelimo, con incarichi di secondo piano nella galassia delle partecipate pubbliche, il suo cognome una garanzia di fedeltà alla causa, data anche la lontana parentela col primo fondatore del partito da sempre al potere in Mozambico, Eduardo Mondlane. Venâncio, invece, ha scelto da subito un’altra via, quella dell’”alternativa”.
Un po’ di storia
Ingegnere e funzionario di banca, ben presto Mondlane emerge come brillante commentatore televisivo della STV, la più importante emittente televisiva privata del paese; poi l’adesione al Movimento democratico del Mozambico (MDM), il partito formatosi fra il 2008 e il 2009, guidato dall’ormai scomparso Daviz Simango, per anni sindaco di Beira, seconda città del Mozambico, che lo candida come primo cittadino di Maputo, nel 2013. E proprio in quella circostanza emerge il potenziale elettorale di Venâncio Mondlane: contro Frelimo e Renamo, Mondlane conquista la maggioranza dei voti, salvo poi, grazie a un conteggio ampiamente irregolare, dover cedere lo scettro di più importante cittadino della capitale al candidato del Frelimo.
Con l’indebolimento dell’MDM, Mondlane – invitato dallo storico leader della Renamo Dhlakama, deceduto nel 2018 – si reca a Gorongosa, in provincia di Sofala, per ratificare la sua entrata nella Renamo, che al tempo stava facendo il “casting” per accaparrarsi i migliori politici emergenti, fra cui lo stesso Mondlane e Manuel de Araújo, attuale sindaco di Quelimane.
Mondlane diventa il più brillante deputato della Renamo, guida e luce in parlamento dell’opposizione, l’unico in grado di contrastare il dominio assoluto del Frelimo. Non a caso, assume l’abbreviatura di VM7, evocando il fuoriclasse del calcio mondiale, CR7. La morte di Dhlakama, però, rovina i piani. Viene eletto, quale nuovo presidente del partito, Ossufo Momade, un grigio generale senza un briciolo di carisma, che lascia che Mondlane si candidi di nuovo alla carica di sindaco di Maputo, col sostegno dei giovani di Potere al Popolo, orfani del rapper Azagaia.
La campagna elettorale di Mondlane rappresenta una novità assoluta nel panorama politico del Mozambico: al contempo popolare, talvolta populista, ma estremamente dinamico e competente sui temi della città, Mondlane riesce, ancora una volta, a vincere a Maputo; e, ancora una volta, col suo partito alla finestra, si consuma l’ennesima ferita alla democrazia mozambicana.
La frode elettorale sul conteggio dei voti fa in modo che sia il candidato del Frelimo a essere formalmente nominato sindaco della capitale, lasciando Mondlane con un pugno di mosche in mano, e proteste di piazza a cui la Renamo, sostanzialmente, non partecipa. Si apre, allora, un nuovo fronte: quello nazionale per la disputa della presidenza della Renamo, attraverso un congresso che avrebbe dovuto svolgersi entro gennaio, ma che lo stesso Mondlane, con tanto di carte bollate e decisioni del tribunale, fa convocare a forza da un recalcitrante Momade, cosciente del rischio di perdere la leadership del partito.
La scissione
A quel punto era chiaro che le strade di Mondlane e della Renamo si stavano per dividere. Costretto a convocare il nuovo congresso, Momade si inventa un profilo di candidatura del nuovo presidente ritagliato su se stesso, e che esclude automaticamente Mondlane dalla disputa per la leadership del maggior partito di opposizione. A niente valgono i tentativi di Mondlane per essere riammesso alla competizione interna: e Momade viene rieletto presidente della Renamo, con un’abbondante maggioranza.
Il gruppo dirigente della Renamo aveva messo in conto che Mondlane sarebbe uscito dal partito; tuttavia, con lui iniziano a uscire molti iscritti, soprattutto fra i più giovani (si parla, nelle reti sociali, di migliaia di defezioni) e alcuni personaggi illustri, come l’ex-sindaco di Nacala Porto, Raúl Novinte . E per Mondlane inizia un’altra sfida, conclusasi il 6 giugno scorso: quella per la presentazione della sua candidatura alla presidenza della repubblica, al di fuori della Renamo.
La candidatura presidenziale
Mondlane, in tempo record, è riuscito a raccogliere le firme per candidarsi alla presidenza della repubblica, con una mobilitazione di massa che non si vedeva da anni in Mozambico. A sostenerlo la CAD (Coligação Aliança Democrática, ossia Coalizione per l’Alleanza Democratica), un piccolo raggruppamento politico formalmente riconosciuto e composto da nove partiti minori, che ha accolto a braccia aperte il nuovo messia.
Adesso Mondlane rappresenta una minaccia sopratutto per la Renamo e, in parte, per il Frelimo, che si sente comunque al sicuro dopo che il principale partito di opposizione si è diviso, perdendo il suo esponente di punta. Per questo la Renamo sta provando a inficiare formalmente la candidatura di Mondlane, preparando, secondo quanto si dice a Maputo, un ricorso al Consiglio Costituzionale per impedirne la candidatura, in un estremo tentativo di non doverlo affrontare in campagna elettorale e alle urne.
Le prospettive elettorali per Mondlane sembrano positive; il suo seguito elettorale, soprattutto al sud, è indiscutibile, tuttavia lottare contro i due giganti di Frelimo e Renamo, oltre che contro MDM e Nova Democracia non sarà compito semplice, in considerazione anche del fatto che il Frelimo ha da sempre manipolato tutti i risultati elettorali sin dalle prime consultazioni del 1994. Per questo Mondlane avrà davanti a sé una strada lastricata di ostacoli. Il risultato migliore, a oggi, sembra, per lui e la coalizione che lo sostiene, sconfiggere la Renamo e attestarsi come secondo partito del paese, visto che una sua vittoria sembra estremamente improbabile.