Una nuova politica annunciata dal Mozambico promette di rendere più equi per lo stato e le realtà locali i guadagni prodotti dall’esportazione di alcuni importanti minerali. Fra questi c’è anche la grafite, materia prima chiave nell’ottica della transizione energetica di cui Maputo è fra i primi dieci esportatori al mondo.
Da gennaio, la multinazionale svizzera Société Générale de Surveillance (SGS) inizierà a monitorare le quantità, i prezzi e le specificità tecniche di alcuni minerali prima che questi vengano esportati. SGS è una società svizzera specializzata nei servizi di verifica, analisi, ispezione e certificazione dei prodotti commerciali fra le più rispettate al mondo. A gennaio i ministeri di economia e delle risorse minerarie hanno messo a punto un sistema di riferimento per i prezzi delle materie prime sulla base dei mercati internazionali che verrà impiegato nel meccanismo gestito da SGS.
Congiuntamente all’avvio di questo meccanismo, entrerà in vigore una misura che impone che almeno il 10% degli introiti prodotti dall’esportazione di un dato materiale rimanga nella sua provincia di produzione. Per l’esattezza, il 2,75% dei guadagni sarà destinato al comune di provenienza e il restante 7,25% alla provincia in cui si trova la località.
«Troppi soldi persi»
Il dirigente del ministero dell’Economia João Macaringue ha presentato il nuovo piano del governo e ha spiegato che prima erano le aziende a decidere i prezzi e a comunicare le specifiche dei materiali che venivano venduti sul mercato internazionale. Questa pratica, secondo Macarinque, «ha fatto perdere molti soldi» a Maputo, visto che le compagnie adottavano in genere diversi escamotage per pagare meno tasse.
Entrambe le iniziative annunciate dall’esecutivo del presidente Filipe Nyusi fanno parte di un “Pacchetto per l’accelerazione economica” costituito da 20 provvedimenti che è stato lanciato da Maputo ad agosto. Come spiega lo stesso governo, l’iniziativa è stata promossa a partire dalla consapevolezza che uno serie di shock interni ed esterni, come gli effetti della crisi climatica, a cui il Mozambico è particolarmente vulnerabile, la pandemia di Covid-19 e il conflitto in corso nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, hanno determinato una situazione di crisi che colpisce le famiglie e «rende più evidenti alcune debolezze strutturali» dell’economia mozambicana.
Il pacchetto mira quindi a «riprendere l’accelerazione economica del nostro paese con prospettive di risultati nel breve e medio termine, creando le basi per un cambiamento paradigmatico nello sviluppo del Mozambico» con effetti «per generazioni».
L’incarico di SGS all’interno del meccanismo è stato annunciato dalle autorità mozambicane a fine ottobre, dopo che la compagnia svizzera ha vinto un bando di gara internazionale che era stato aperto a febbraio. La società, il cui impiego è in attesa di approvazione definitiva da un tribunale amministrativo, ha stipulato con Maputo un contratto triennale.
La grafite
Nei provvedimenti del governo non è contenuta una lista dei minerali oggetto dell’iniziativa. Fonti lusofone e mozambicane riferiscono che i minerali di cui verrà controllata l’esportazione sono grafite, carbone e sabbie minerali pesanti, fonti al loro volta di alcuni elementi come titanio e tungsteno ma anche, occasionalmente, pietre preziose.
Stando a dati resi disponibili dall’Observatory of Economic Complexity (OEC) del Massachusetts Institute of Technology (MIT), il Mozambico è il settimo maggior produttore al mondo di grafite. Nel 2021 il paese ha guadagnato 28,6 milioni di euro dall’esportazione di questo materiale. Visto l’utilizzo per la produzione di semi conduttori e batterie a ioni di litio, si prevede che la produzione di grafite aumenterà in modo molto significativo nei prossimi decenni.
Nel paese africano sono presenti anche alcuni fra i più grandi giacimenti di gas naturale al mondo. Diverse multinazionali, fra le quali la nostra ENI, estraggono e producono o stanno sviluppando progetti di produzione di questo combustibile fossile nella provincia di Cabo Delgado, segnata da sei anni di conflitto fra Maputo e milizie di ispirazione jihadista. La mancata redistribuzione dei proventi dell’industria estrattiva è ritenuta una delle ragioni all’origine del conflitto da diversi analisti concordanti.