Si è spento ieri a 82 anni, il presidente in carica della Namibia e una delle figure più centrali della sua vita politica nazionale. A metà gennaio aveva reso noto di essere sotto cura per un tumore.
A dare la notizia del decesso è stato Nangolo Mbumba, che passa dal ruolo di vicepresidente a quello di capo di stato supplente. Con un post sul profilo facebook di Geingob, ha dichiarato «la nazione della Namibia ha perso un servitore d’eccezione del popolo, un’icona della lotta di liberazione, il principale architetto della nostra Costituzione e una colonna della casa namibiana».
Geingob, nato nel 1941, si era interessato alla politica a partire dalla gioventù, militando per la fine dell’apartheid in Sudafrica e l’indipendenza della Namibia. Due battaglie ben intrecciate tra loro: all’epoca Windhoek era governata da Pretoria che ne riconobbe l’autonomia statale solo nel 1990.
Per arrivare a quel risultato, ci vollero non solo i riassestamenti politici mondiali da post-guerra fredda, ma anche tutto l’impegno di Geingob. Durante quasi trent’anni di esilio – spesi perlopiù negli Stati Uniti – divenne rappresentante alle Nazioni Unite del movimento di liberazione locale, l’Organizzazione dei popoli del sud-ovest africano, più noto come Swapo, l’attuale partito al potere.
Il ritorno in patria arrivò nel 1989, un anno prima della dichiarazione d’indipendenza. Fu primo ministro per dodici anni, dal 1990 al 2002. Poi di nuovo dal 2012 al 2014, anno in cui venne eletto presidente in un voto da percentuali plebiscitarie (87%).
Un primo mandato difficile – segnato da un’economia in recessione e accuse di comportamenti disonesti – ha intaccato la sua base elettorale, ma non ha compromesso la sua riconferma al potere nel voto del 2019, con il 56% dei voti.
Le prossime elezioni presidenziali sono previste per novembre 2024. Al vicepresidente Mbumba il compito di traghettare il paese fino a quella data. Per evitare speculazioni, ha chiarito già ieri che non intende candidarsi. Non verrà dunque messa in discussione la decisione del partito Swapo di candidare Netumbo Nandi-Ndaitwah, che da ieri lo sostituisce come vicepresidente della Namibia. In caso di vittoria, sarebbe la prima presidentessa nella storia del paese.
Di solito poco seguita dalla stampa internazionale, la Namibia, ex-colonia tedesca, negli ultimi anni è finita nel radar mediatico più di frequente. La nuova attenzione è dovuta alla recente scoperta di riserve di petrolio e soprattutto alla potenzialità di divenire un hub dell’idrogeno verde. Proprio quest’ultima risorsa è stata al centro di un’intesa firmata a novembre con l’Unione Europea, per lo sviluppo di un progetto da 1 miliardo di euro.